Pigs

pigsNon puzzava. Questo mi stupiva. Si era accovacciato ai piedi della sedia e poggiava la testa sulla mia scarpa destra. Ogni tanto, alzava gli occhi verso di me, emetteva un paio di grugniti e mi guardava con aria disgustata come per dire: “mi fai schifo”. Non potevo dargli torto. Nessun maiale sopporta l’odore dolce-amaro della polvere di timo di cui erano impregnati i miei calzini e, di conseguenza, le mie scarpe. Me ne vergognavo come un ladro ma non potevo farci niente. I miei piedi avevano la caratteristica di puzzare in modo incredibile, perfino subito dopo averli lavati, massaggiati e profumati. L’unica cosa che riusciva a coprire quell’orribile odore era il timo che i maiali odiano. Insieme al pan carrè e alla torta margherita. Mi dispiaceva per lui ma non avevo alternative. Dopo un po’ si sarebbe abituato e non ci avrebbe fatto più caso, pensai. Dopotutto era pur sempre un maiale. E, non per dire, era stato lui a pregarmi di accompagnarlo a quella conferenza sulle ghiande. Senza di me non lo avrebbero mai fatto entrare. Alla mia destra s’era seduta una donna sui trent’anni con una vistosa minigonna e calze nere. Ogni tanto, con la scusa di tenere d’occhio l’animale che stava proprio in mezzo a noi due, le guardavo le gambe. Niente male. La mia fantasia cominciò a volare alla grande. Del resto, dell’importazione delle ghiande non me ne fregava niente e mi sentivo libero di pensare quello che più mi pareva. Ogni tanto lei, incredibilmente, si voltava verso di me e mi guardava. Cercavo un pretesto per attaccare bottone quando si alzò dalla sedia, si girò verso di me e, con tutta la sua forza, mi diede un ceffone. Nell’austera sala conferenze dell’hotel Excelsior suonò come un colpo di cannone. La mia faccia divenne rossa fuoco e perfino il maiale fece un grugnito di stupore.

–   Ma come si permette?- gridò la donna.

–   Permette cosa?- balbettai io.

–   Di fare certi pensieri.

–   Ma quali pensieri?

–   Non faccia il finto tonto, lo sa benissimo …

Gli sguardi di tutti i presenti erano rivolti verso di noi. Nella sala era sceso il gelo. Si sentivano solo le urla della donna. Avrei voluto morire.

–   Per favore, laggiù in fondo,- disse autoritario il relatore interrompendo la presentazione,  –un po’ di silenzio. Se non siete interessati, accomodatevi fuori.

Non ci restò altro da fare. Uscimmo. Lei avanti e io (insieme al maiale) dietro.

Fuori riprese ad aggredirmi.

–   Per chi mi ha preso? Guardi che io certe cose non le ho mai fatte.

–   Io non ho detto neanche una parola.

–   Sì,  ma lo ha pensato.

–   E lei come fa a saperlo?

–   Vuole negare che ha pensato di portarmi a cena fuori?

–   Bè, sì – ammisi io.

–   E dopo la cena portarmi in un albergo?- incalzò lei.

–   Effettivamente …

–   Vede, vede, che ho ragione

–   Ma non c’è nulla di male.

–   Fino a qui no. E’ quello che ha pensato di fare  nell’ascensore che è disgustoso. .. e poi, davanti al maiale. Ma si rende conto? Che figura ci facciamo con gli animali?

Il maiale ebbe un grugnito di approvazione.

–   Ma cosa ho pensato di tanto grave?

–   Vuole che glielo dica?- gridò lei, facendo girare verso di noi alcuni passanti.

–   Sì, me lo dica, visto che lei legge cose nella mia testa che non so neanche io di aver pensato.

–   Sa cosa ha avuto il coraggio di propormi quando stavamo in ascensore?

–   Cosa?- chiesi io con un po’ di paura, come se avessi uno strano presagio.

Lei spalancò gli occhi, fece entrare quanta più aria possibile nei polmoni e poi esplose.

–   Lei mi ha chiesto di fare l’amore ad ogni piano su cui si fermava l’ascensore.

Rimasi senza parole. Non sapevo cosa rispondere. Effettivamente però,  non sarebbe stata una cattiva idea. Come negarlo?

–   Si rende conto?- continuò lei furibonda – Fare l’amore ad ogni piano, in un albergo che ha un solo piano? Lei è un porco!

di Ferdinando Gaeta

foto di thornypup
 
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