Iole e Riccardo sono in viaggio di nozze. E’ notte, camminano per una strada deserta; poi, si inoltrano in un cimitero.
“Tu e la tua passione per gli zombi e i vampiri!” sospira Iole “A quest’ora potevo starmene su una spiaggia delle Maldive, sdraiata sulla sabbia dorata, e non in Transilvania, davanti a un loculo!”
“…culo”, ripete il pappagallo appollaiato sulla spalla di Riccardo che gli è affezionatissimo e non l’ha voluto lasciare a casa neanche in quel frangente.
Ormai, nel buio totale, lampeggiano solo i fuochi fatui. Iole è terrorizzata mentre Riccardo avanza animosamente fra le tombe. Dall’orologio del campanile si sentono i rintocchi della mezzanotte e un gran fermento anima il cimitero: dalle tombe si levano delle sagome evanescenti che, lentamente, si avvicinano, formando un cerchio intorno ai due. Iole si guarda in giro: una decina di cadaveri putrefatti e ghignanti le ricambiano lo sguardo dalle orbite vuote. Poi, il silenzio è rotto da una risata infernale: una sagoma spaventosa, imbrattata di sangue e di lordure, insegue l’esangue cadavere di una giovane.
“Aiuto, mi acchiappa!”, grida la donna.
“…chiappa…”, ripete il pappagallo.
Infine, il molestatore, ostacolato dall’affanno dei suoi 156 anni e dalle gambe corte, si ferma.
“Ma è il cavalier Berlusca!”, mormora Riccardo. “Cosa ci fa qui, onorevole? Perché non è a Montecitorio che, pure, è pieno zeppo di cadaveri viventi e ambulanti?”
Berlusconi lo guarda con un sorriso sdentato perché ; nel regno dei morti, è al naturale e non ha la dentiera; il viso è pallido, le occhiaie profonde, il cranio pelato, la carne a brandelli sulle gialle ossa. “Mi consenta!”, esordisce “Ho deciso di cambiare aria mefitica quando ho sentito che l’orrida Bocassini mi stava istruendo contro un nuovo processo”.
“…cesso”, ripete il pappagallo.
“Questa l’ha proprio indovinata”, sussurra Iole, sorridendo al volatile che finora non le aveva ispirato grande simpatia.
“Su, su!”, continua il grande Silvio “Cos’è questa tristezza? Facciamo il trenino!”.
Detto fatto, pone le falangi adunche sui fianchi marcescenti di una morta senza la testa; poi, invita gli altri a fare altrettanto e intona, con voce sgangherata: “ O lé lé, o là là, faccela vedé, faccela toccà!”. Gli zombi si intrecciano e sfilano, ancheggiando e serpeggiando fra i tumuli; un rumore di nacchere, originato dalle ossa e dai denti che battono gli uni contro gli altri, si diffonde nell’aria; un gufo punteggia il lugubre flamenco con il suo luttuoso richiamo.
Intanto, sta spuntando l’alba e i defunti corrono a rinchiudersi nelle loro tombe. Un postino si avvicina al tumulo inghirlandato del cavaliere ed infila un invito di comparizione nella cassetta della posta; una mano esangue sbuca dalla terra e ritira il foglio; dopo pochi minuti, viene depositata la risposta; prima che il postino la ritiri, Riccardo fa in tempo a leggere: “Legittimo impedimento: sono morto”.
“Questo sì che è un impedimento veramente e definitivamente legittimo!”, sussurra alla moglie. Poi, si incamminano verso l’uscita, giurando di trascorrere il primo anniversario in Italia dove si possono vedere zombi a iosa, senza spese di aereo e di albergo.
di AnnaMaria Montesano