Bullismo: una storia infinita

studentAutunno 2006. Il bullismo diventa improvvisamente un fenomeno diffuso, trova spazio su giornali e telegiornali. E dilaga. Sembra che ormai nelle scuole italiane non si faccia altro che seviziare, violentare e picchiare.

Il filmato che scatena tutta questa attenzione mostra la seguente scena: un ragazzo Down, in una classe di scuola secondaria superiore, che viene deriso, picchiato e insultato in modo violento dai suoi compagni. Il video, che dura tre minuti, finisce su YouTube .

Di colpo, il filmato del ragazzo Down diventa il più visto del momento. Partono subito una serie di denunce e dopo qualche giorno il video viene ritirato, ma il meccanismo che si è innescato e la polemica che ne è seguita sono appena agli inizi.

Il professor Umberto Galimberti, in un articolo su un quotidiano, interviene domandandosi ‘a quale punto di regressione sia finito il genere umano’. Nel suo ragionamento chiede che la scuola, come primo atto, verifichi se sono ancora attivi nei ragazzi i fondamenti della natura di uomini. Poiché, secondo lui, ormai si è confuso tutto e si fraintende l’aggressività con la crudeltà, l’accanimento sul debole e l’indifeso con l’affermazione della propria identità.

Risponde, sullo stesso giornale, il ministro Fioroni. Dice che

ha già fatto partire un tavolo nazionale sulla legalità all’interno del quale è operativo un gruppo di lavoro sul bullismo. Il gruppo dovrà da subito elaborare un piano di interventi’.

Si ferma poi a fare alcune considerazioni sollecitato dalle parole dal professor Galimberti. La prima è una costatazione:

i giovani hanno pochi valori positivi. Troppo spesso nei temi parlano di morte, solitudine, abbandono, paura. E se è vero che la scuola può fare molto, di sicuro, non può fare tutto’.

E ad aggravare la situazione, sempre secondo Fioroni, c’è la televisione che propone esempi che istigano direttamente alla violenza.

 

Passa qualche giorno e il ministro ritorna sull’argomento. Aggiunge che il bullismo è anche una conseguenza dei modelli che trasmettiamo ai giovani. Prima di tutto la cultura dei reality-show, che sono seguiti soprattutto dagli adulti. E poi, aggiunge, ci sono quei programmi sugli incontri di wrestling, uno sport di una violenza inaudita, nonché alcuni giochi elettronici che insegnano a diventare mafiosi.

Insomma, per Fioroni siamo circondati di esempi e modelli negativi che condizionano i comportamenti.

Gli adulti, intanto, non prendono le dovute distanze, anzi, ne sono dei normali fruitori, ed esorta proprio i genitori ad essere responsabili ed intransigenti vietando la visione di tali spettacoli ai figli.

Chiaramente molti non sono d’accordo. I presidi di un’associazione nazionale dicono che il ministro avrebbe fatto meglio ad astenersi dal dire certe cose. I giovani certamente non ascoltano i richiami all’ordine.

 

* Questa generazione poi, frammentata e sfuggente a tutti i codici tradizionali, di sicuro non prenderà mai e poi mai in considerazione consigli e divieti di questo tenore.

 

Viene fuori che sul ragazzo down picchiato sono stati girati due video. E che tali video vengono scaricati e guardati migliaia di volte. Dopo la denuncia partita dall’associazione ‘ViviDown’, Fioroni annuncia che il Ministero si costituirà parte civile.

Non passa molto tempo e vengono individuati i quattro ragazzi autori del misfatto. Frequentano una scuola di Torino. La punizione è esemplare: saranno sospesi per tutto l’anno, dovranno seguire un percorso educativo e di recupero presso una comunità o un’istituzione con finalità sociali. Provvedimenti disciplinari sono comminati anche all’insegnante che doveva essere in classe in quel momento e che per qualche motivo non si trovava nell’aula.

 

 

Bullismo_2. Il ministro, comunque, è seriamente intenzionato a porre un freno, a mettere in atto un ‘giro di vite’ molto forte sul bullismo.

Intanto ci sarà, in concerto con il ministero dell’interno e con quello della famiglia, la richiesta di controllare maggiormente i siti su cui si pubblicano i video delle violenze. Secondo Fioroni, alla fine, si devono oscurare quei siti che propongono episodi e scene di prepotenza e che istigano i ragazzi a comportamenti non adeguati.

Poi, il ministro va all’attacco. ‘Bisogna proibire i cellulari nelle classi. I cellulari devono essere spenti’, intima. I presidi non sono d’accordo. Dicono che è quasi impossibile pretendere questo gesto dagli studenti.

La discussione infuria, le polemiche sull’argomento sono all’ordine del giorno.

Intanto, nonostante tutte le attenzioni e i divieti, le norme e i propositi, e mentre monta la discussione sui telefonini “sì” o “no”, sempre nuovi video di violenze e soprusi nelle classi vengono proposti e continuano a circolare come se niente fosse.

 

* Ma si sa, proprio questo è il punto. Quanto più se ne parla, tanto più cresce l’attenzione morbosa e la voglia di far vedere. E di farsi vedere. Tutti inscenano riti di violenza, li filmano con il telefonino e pubblicano su internet il risultato.

 

E così arriva l’attesa circolare del ministro: “E’ vietato l’uso dei telefonini a scuola”. Nelle classi devono essere spenti.

Il momento è critico.

Dopo la morte dell’agente di polizia Filippo Raciti, il 2 febbraio 2007, in seguito agli scontri con gruppi di giovani fuori dello stadio di Palermo a conclusione di una partita di calcio, anche i calciatori prendono posizione contro il bullismo e contro la violenza.

Ma lo stillicidio continua. Il bollettino di video e foto che testimonia le violenze nelle classi scolastiche non si placa. Solo nelle scuole milanesi in autunno si contano otto episodi di bullismo, con offese, insulti, minacce. Il tutto ripreso con i telefonini e smistato in rete, visibile a tutti.

Gli episodi sono avvenuti uno alle scuole medie e sette nel biennio delle superiori.

 

[Eppure il ministro aveva detto che bisognava vigilare di più, essere inflessibili con i bulli].

La situazione sembra degenerare. I video di episodi di violenza a scuola non accennano a diminuire. Quando due studenti universitari lanciano un video-blog sulla scuola, in cui passano i filmati senza nessuna censura, come su YouTube, la situazione si fa davvero incandescente.

Video con ragazzi che, scimmiottando i terroristi islamici, mettono in scena una finta decapitazione; ragazzi che entrano in classe con lo scooter e fanno la gimcana tra i banchi; un ragazzo che da dietro, mentre il prof spiega rivolto alla lavagna, gli abbassa i pantaloni lasciandolo in mutande. L’insegnante che parla al cellulare per i fatti suoi nel mezzo di una lezione, o un filmato che mostra il docente che dorme durante gli esami. Oppure la professoressa che attorno alla cattedra viene palpata dai ragazzi e lei che sembra lasci fare.

Il blog sulla scuola non ha certo penuria di materiale. I video vengono inseriti in rete a getto continuo.

[Le ‘Cattive pratiche’ fanno scuola].

Sui giornali si leggono frasi come queste:

Nella rete si moltiplicano i filmati dei baby bulli, e le aule si trasformano in set dove picchiare i compagni, umiliare i più deboli, sbeffeggiare docenti”.

 

Intanto, la direttiva del ministro del 15 marzo 2007 sul divieto dell’uso dei telefonini a scuola, non viene presa in nessuna considerazione. Come non viene rispettato (dai siti internet) il divieto di pubblicare video violenti. Neanche esaminata l’esortazione ad un maggior controllo quando si tratta di video girati nelle scuole.

In pratica, per tutto il 2007, non si riesce a far diminuire l’attenzione verso il bullismo. Anzi, il fenomeno sembra che si allarghi sempre di più. Si aggiungono le notizie di scuole allagate e imbrattate. Fioroni continua ad annunciare misure drastiche: per atti di bullismo si potrà essere anche bocciati, ma intanto verrà rivisto lo statuto degli studenti e verranno inserite misure più severe nei confronti degli studenti che sbagliano.

Per mesi e mesi i video girati in classe continuano a finire in rete, visti e scaricati da migliaia di persone.

 

 

Bullismo_3. Ma ad inizio anno scolastico, in settembre, l’attenzione verso il fenomeno riprende con più vigore. I professori sembrano inermi e la tanto sbandierata tolleranza zero, evidentemente, non funziona.

Viene istituito il numero verde contro il bullismo per denunciare gli episodi di violenza. Si conteranno circa 120 telefonate di segnalazioni al giorno.

Si apre un sito chiamato ‘Smontailbullo’ con lo stesso scopo.

Poi, a novembre del 2007, arriva una circolare del ministro che dice: multe da 5.000 a 30.000 euro per chi diffonde dati personali non autorizzati tramite internet o mms.

Il ministro si dà da fare, ma non è facile arginare e contrastare il fenomeno.

Propone un’iniziativa parallela – la Giornata dell’orgoglio scolastico. Porte aperte per far conoscere a tutti la vera scuola italiana che non è solo bullismo e violenza.

10.700 istituzioni scolastiche a maggio aderiscono all’iniziativa.

 

Finalmente, una mano inattesa, per ridimensionare il fenomeno, arriva da Londra. Il ministro dell’istruzione del governo Blair, chiede formalmente ai siti internet di non pubblicare filmati di ‘cyberbullismo’, come ormai ‘oltralpe’ viene definito il fenomeno. Fioroni prende la palla al balzo e dichiara di essere d’accordo. Spiega che in Italia questo passo è già stato compiuto.

E quando, finalmente, il problema viene inquadrato in un contesto più generale – si comincia a capire che in tutta Europa è la stessa cosa. Episodi come quelli che avvengono nelle scuole italiane – fanno parte dei problemi quotidiani che si affrontano anche nelle scuole di altre nazioni.

Così man mano la situazione perde di peso. Si smorza l’attenzione e il tutto viene ricondotto nei normali canali, che sono quelli di non nascondere il fenomeno. Ma neanche di amplificarlo.

di Francesco Di Lorenzo

foto di Univers beeldbank

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