Parole e pensieri

 

Peppe voleva stare un po’ da solo per capire… per cercare di capire in che vicolo cieco si fosse mai cacciato. Non riusciva a sfondare la patina che lui stesso si era costruito intorno, e ad andare oltre il muro della sua incomunicabilità. Non ci riusciva proprio. Era più forte di lui. Si era impantanato da qualche annetto. Praticamente da quando era finito il suo rapporto con Rosa. Da allora il soffio gioioso e leggero dell’amore non lo aveva più baciato, non ne aveva più beneficiato e gli mancava. Non gli mancava direttamente Rosa, ma le sensazioni che provava con lei. Aveva sì avuto altre donne, ma quelle sensazioni particolari, un po’ uniche – neanche a parlarne. Con le donne degli ultimi tre anni era sempre lì a farsi ‘seghe’ mentali, che non portavano niente. Nemmeno un minimo soffio di vita. Solo dolori: lancinanti o soffusi, con in più il peso incombente di non essere preso in considerazione da nessuno. A pensarci, non sapeva  neanche come aveva trascorso gli ultimi tre anni. Aveva ricordi sfuocati. Sicuramente li aveva trascorsi male. Non si era mai sentito veramente a suo agio; non aveva vissuto veramente; aveva sempre provato la sensazione di essere inseguito da qualcuno o qualcosa. Insomma, era stato una ‘merda’… e questo non era più disposto ad accettarlo. Dentro di sé si stava affacciando la consapevolezza che così non poteva continuare. Non ce la faceva più. Si era convinto che questo stillicidio di dolore non  portava  da nessuna parte. In qualche modo era deciso ad uscire da questa ‘impasse’. Anche se non sapeva ancora come. Comunque, avrebbe trovato un modo per uscirne. Possibilmente indenne. “Mi devo liberare di sto’ peso, di questo grande e orribile peso del cazzo. Non riesco più a vivere con questo macigno che mi grava sulle spalle. Ma chi so’ Sisifo? Almeno lì c’era un senso! Nella storia di Sisifo, dico. Io non posso vivere sospettando continuamente, con la fiducia azzerata e sotto i tacchi, perché così sento solo un alone di squallore che mi circonda. Mi sento carcerato. L’aria che respiro è senza ossigeno, è solo impregnata di un lezzo pesante, letame o merda poco importa.” 

Queste, però, erano tutte idee, battute, propositi per darsi un’aria, o per spaccarla… o… per far capire qualcosa che non c’era. Per far finta. In effetti – navigava nel buio più totale. Non sapeva in alcun modo dove cazzo sbattere la testa. C’era, di reale, solo un eterno ritorno indietro, sulle proprie posizioni.

Insomma: Peppe, fra parole e pensieri… stava solo soffrendo.

di Francesco Di Lorenzo

 

 

foto di Livia Iacolare

 

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