Era stato bellissimo. In tutta la sua vita non aveva mai fatto l’amore così bene. Senza pensieri. Senza inibizioni. Una specie di flusso magico dove ogni più piccolo gesto era stato semplicemente perfetto. E, alla fine, era venuta come mai prima con nessuno. Ora stava distesa sul letto con gli occhi chiusi per assaporare meglio quel miracolo. Avevano lasciato il balcone della camera semichiuso. Un soffio d’aria fresca le carezzava il corpo. Si sentì felice. Tutte le cose della sua vita erano finalmente a posto. Tutte. Anche le più brutte.
Lui invece aveva gli occhi aperti e fissava il soffitto.
– Si chiamava Marilù,- disse ad un tratto.
– Chi?
– La donna della mia vita.
Lei sentì un brivido attraversarle la schiena mentre il sangue nelle vene si scioglieva come neve al sole. Ma non disse niente. Rimase immobile come quando da ragazzina andava a vedere i film dell’orrore e non voleva far capire alle amiche di avere paura.
– Era perfetta,- continuò lui, – ed io ero pazzo di lei. L’adoravo. Avrei passato la vita a baciarle i piedi.
Poi non disse più niente. Rimasero così per molto tempo fino a quando nella stanza cominciò ad entrare la penombra della sera.
– Vado a fare un caffè – disse lei quando sentì che le lacrime le stavano scendendo forte.
Si alzò e andò in cucina. Prese la moka, la preparò e poi la mise sul fuoco. Si sciacquò la faccia con un po’ d’acqua. Lui le arrivò da dietro in silenzio e le cinse la vita. Sentì il suo fiato sul collo.
– Oggi però ho capito una cosa, – disse continuando il discorso di prima come se fosse avvenuto in quel momento, – … ho capito che sei tu la donna della mia vita.
La girò verso di sé quasi con forza e la baciò.
Fu allora che la moka saltò in aria e che il caffè imbrattò il muro della cucina. Fece una macchia che sembrava una specie di fiore. Qualcosa a metà tra una rosa e un ciclamino.
C’è ancora.
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di Ferdinando Gaeta
foto iniziale di F.Morgera Photographer
