
Fu così che uccisero la poesia? Forse sto esagerando, ma, questi sono i fatti. E dopo averli sentiti ognuno deciderà come giocarseli: se farli scorrere sulla pelle come acqua corrente, far finta di non aver capito, oppure trascorrerci una mezz’oretta a pensarci su.
Dunque, i partigiani della brigata Osoppo, in provincia di Udine, furono trucidati da una brigata partigiana comunista. Erano accusati ingiustamente di tradimento: si tratta dell’eccidio di Porzùs (chi non sa, si informi).
Mi chiamo Peppe, sono un super operaio specializzato (una volta spiegherò perché mi definisco super) e sono abbastanza disilluso. Bene, mentre scorro la lista dei diciotto morti della brigata Osoppo, mi accorgo che tra i nomi dei combattenti per la nostra libertà, ci sono il fratello minore di Pier Paolo Pasolini e lo zio di Francesco De Gregori. I loro nomi di battaglia erano, rispettivamente: Ermes e Bolla. Mi viene subito da pensare… che coincidenza. Parenti di poeti o di artisti in qualche modo famosi accomunati nello stesso destino.

Allora penso anche che se esiste il germe della poesia e dell’arte (e tale ‘malattia’ viene vissuta come ineluttabile), allora quel germe doveva essere presente in qualche forma anche nei parenti trucidati. E se il germe è un batterio o un microbo, molto probabilmente, in virtù delle sue caratteristiche, il germe della poesia si è – si sarà – insinuato anche e specialmente nei tessuti degli altri, specie quelli più vicini o prossimi. Ci sarebbe da pensare, allora, per estensione fantasiosa, che tutta la brigata ‘Osoppo’ fosse una brigata di artisti e di poeti. E sono stati uccisi. Tutti. Uccidendo così poesia e arte nello stesso momento. Ora però mi fermo altrimenti ci sarà il solito mio detrattore che scuoterà la testa…e dirà ‘ma quante cazzate’, (il fatto è che dire cazzate, mi libera, mi fa sentire meglio…e allora perché non dirle?).
La verità è che sono solo un operaio con la fantasia un po’ malaticcia. I miei pensieri non portano a nulla e il più delle volte io giro a vuoto. Ma, che devo fare? Neanche posso spegnerla, la fantasia dico. A meno che non la spengano gli altri, come succede spesso.
di Francesco Di Lorenzo
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