Il colore della legalità

Due iniziative della scuola locale che hanno il colore della legalità. E che assumono,  alla notizia dell’’attentato alla scuola di Brindisi, il rilievo del dolore.

A Palermo, il 25 maggio prossimo, ci sarà ‘la notte bianca della scuola’.  La manifestazione organizzata dal Comune vuole ricordare i vent’anni trascorsi dalle stragi di Capaci e di Via D’Amelio ed onorare la memoria dei giudici Falcone e Borsellino. Le scuole coinvolte nella manifestazione, dicono gli organizzatori, ‘vogliono testimoniare il rinnovato impegno a costruire una Palermo migliore proprio grazie all’esempio degli studenti, che negli ultimi 18 anni hanno adottato monumenti dimenticati e degradati, restituendoli alla città’.

Poi. Un premio letterario intitolato a don Peppe Diana, il prete ucciso dalla camorra 18 anni fa,  è stato organizzato  nel casertano dall’associazione Libera, dalla Scuola di Pace e dal comitato don Peppe Diana. Più di cento scuole della Campania, con oltre mille elaborati,   hanno partecipato al concorso. Le tracce dei temi erano queste: “lettera ai propri concittadini” e “ lettera a un camorrista”.  E come sempre,  quando si tocca il cuore delle cose, i ragazzi hanno dato il meglio di loro stessi, formulando domande dirette e significative: ‘ perché uccidi le persone?’ oppure  ‘ perché chiedi i soldi a chi lavora onestamente?’. E hanno concluso con una frase che sintetizza tutto: ‘non vogliamo leggere negli sguardi di chi ci incontra la paura per noi…’.

Abbiamo scoperto, ma qualche sospetto lo avevamo,  che non tutti si sacrificano allo stesso modo. E questo,  pur sapendo che non è giusto, è una condizione evidente. Ma apprendere dai dati della Corte dei Conti che quando al ministero regnava la signora Gelmini, addirittura un paio di  categorie scolastiche hanno  visto incrementare il proprio stipendio, è veramente stupefacente. In pratica è avvenuto questo:  mentre gli stipendi dei docenti a tempo determinato, dei supplenti, dei docenti di sostegno e del personale Ata, diminuivano per affetto dei tagli alla spesa, contemporaneamente aumentavano gli stipendi  degli insegnanti di Religione e dei presidi. Se ci si domanda come sia stato possibile, una risposta concreta non si trova. Se, invece, si fa mente locale, si può anche capire perché le due categorie siano state privilegiate: il governo allora in carica e il ministro dell’istruzione, avevano a cuore la sorte alcuni e non altri. Questione di gusti.

Quello che spaventa è che nessuno dell’opposizione, né dei sindacati, abbiano prima vigilato e poi denunciato questa anomalia. Tanto che,  per saperlo,  si è dovuto attendere una relazione della Corte dei Conti.

E’  triste leggere su un quotidiano la semplificazione per cui chi ha boicottato le prove Invalsi vorrebbe un’Italia di ignoranti (per simpatia chiamati Lucignoli e Richetti).  Chi fa questa specie di critica resta convinto che fotografare male una situazione, cioè con i quiz, voglia dire anche risolverla. Nelle loro parole non c’è una proposta concreta per la scuola, neanche un accenno esce dalla loro penna, se non un generico appello ad una scuola seria, da contrapporre allo sfascio che coinvolge genitori, alunni e insegnanti (accomunati nel loro misero destino).

E così, dalla tristezza iniziale (nel sentire simili stupidità), si passa al riso. E viene in mente Totò che avrebbe di sicuro risposto con un celebre ‘suono derisorio’. O,  in subordine,  avrebbe detto: ‘ma mi faccia il piacere’.

di Francesco Di Lorenzo

 FOTO DI neonove

 

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