Eccomi qua, spianato, spiazzato e sprofondato
alla stazione di questa oscura piovosità
nell’alba umida udinese,
resto nel freddo, a pensarmi e pensarti
e a mordermi le labbra
ti penso, l’ho già detto,
e continuo a sentirmi in gabbia
mentre coltivo (biologicamente)
i miei incubi notturni (con angoscia)
con amore
di occhi pestati
di notti tedesche
di caffè imbevibili e
di sensazioni indicibili
eppure, vai a capire perché continuano a farmi paura i tuoi occhi,
quella corazza che mi respinge.
di Francesco Di Lorenzo