Albenga: romanzetto di famiglia

letteraScena: mio padre ventenne. Sta scrivendo a mia madre (alla ragazza che diventerà mia madre) in un angolo della caserma. Accompagna la scrittura muovendo le labbra, sillabando le parole mentre le scrive.

 La storia più o meno è questa. Più o meno perché non so se questa sia una storia. E perché in fondo non so se questa storia sarò in grado di raccontarla. Ho troppo dolore, sento il dolore fisico della carne. Carne della carne, provo dolore per mio padre. Provo, diciamolo meglio, vergogna per lui. Per come scriveva, per come non sapeva scrivere, per la sua ignoranza. Leggendo quello che scrive tutto d’un pezzo (mi sto adeguando al suo stile, e quindi dovrei dire stilo), leggendo la sua lettera- opera tutta intera o a volo d’uccello o in panoramica – come cazzo volete – sembra scritta da quel politico meridionale che fece uno storico discorso infarcito di «della qualo» e di «quantunquo».

1.

Mio padre, il proprietario di uno stile di scrittura tutto suo, è morto nel ’94. Cinquantuno anni dopo aver scritto la lettera alla sua «fitanzata» (une petite fleur), a mia madre. Aveva vent’anni, come se questo bastasse a discolparlo dalla sua colpa e dalla sua ignoranza. Posso dire, comunque, che non ri-permetterò a nessuno di dire che i vent’anni sono gli anni più belli di una qualsiasi vita. Si ha tanto da patire, con la penna, con la carta, con la testa, con tutto. Ma non voglio dilungarmi troppo. Facciamo così:

 Albenga 31.1.43 (anno XXI)

Mia Gent.ma fitanzata ti risponde subito la tua imaspettabila lettera mi fa piacere a sentire le buone notizie cosi ti assicuro anche di me.

 Mio padre doveva all’epoca ancora scoprire l’uso dei segni di interpunzione. Non so se li scoprirà mai. Mi sembra di ricordare che nel suo ruolo di padre mi abbia aiutato a sbagliare alcuni compiti di italiano quando frequentavo le scuole elementari. Ricordo anche che nelle mie prime prove di scrittura, io pure avevo (ho) sempre molti dubbi su virgole, punti e affini. Addirittura una volta mi venne in mente di scrivere un testo in cui non mettevo nessun segno ma li mettevo tutti alla fine, una quantità più o meno congrua, così tutti potevano servirsi a piacimento.

Ti voglio dirti che non ti devi lusingare che quando non ricevi posta non e colpa mia tu dal primo tempo ai cominciato a dire che io ero crudele verso di te che non ti ero scritto ma ti ripeto che io a te ti scrivo ma a casa non me ne importa… basta a sapere soltanto che stanno bene a casa mia e non altro. 

Che cesso! Rinnega subito la sua famiglia per un po’ di fica. È vero, mia madre da quando me la ricordo io, verso i suoi quarant’anni, non era niente male, ma a tutto c’è un limite.

Siamo un po stuffo di cammino perche le struzione sono molto assai appunto oggi abbiamo partito alle sei di mattino abbiamo tornato a mezzogiorno tutto stanco ci hanno portato sopra ai monti altissimo abbiamo arrivato alla caserma non avevamo voglia nemeno di salire nelle scale… Qua sicuramente vuole commuoverla, farsi compiangere, quindi la butta sulla pietà, ma risulta patetico.  Poi ci danno quattro volte alla settimana il brodo per noi che facciamo le struzione dopo due ore nel nostro corpo diventa aqua posso assicurarti che per mangiare si sta un po male dobiamo limitarci perche siamo in guerra. Poi siamo alle costiere marittime sai che al mare ce l’aria fina e forse per questo ci batte anche l’appetito.

Appare qui la costante di tutta una vita: il piatto in tavola all’una precise. Primo secondo e contorno, porzioni abbondanti, se no so’ guai, volano brutte parole, urla, spintoni.  Schiaffi – che io ricordi – mai.

Ma io ho mandato a dire a casa da mia mamma che mi mandava qualche cosa o un pacco una tessera del pane di qualcuna di loro perche quanto esce non troverai niente da mangiare al massimo le castagne spizzate cotte che se te le mangie crude ti viene il dolore di pancia…

 Come cazzo gli può venire in mente di dire alla sua fidanzata che se mangi le castagne crude ti viene il mal di pancia?

… questo e tutto ti raccomanto se per caso che mia madre non a ricevuto quella lettere espresse che ci fece ce lo manterai a dire anche tu perche fino atesso non ho ricevuto niente da quanto la mandai poteva rispondere benissimo. 

Si notano i segnali del suo carattere impossibile: ce l’ha un po’ con sua madre, mia nonna. Dice che non gli manda una tessera del pane per sfamarsi, poi chiede a mia madre di verificare se è arrivata una sua lettera, ma ancora prima di sapere, conclude che la nonna avrebbe potuto anche rispondere visto il tempo trascorso.

Vuoi sapere qua che cosa faccio di bello questa settimana sono stato consegnato per portare la sacca della giaccha sbottonato poi per dirti meglio questa Domenica sono di servizio alle camerate e non posso uscire. 

Questa è una bella notizia. Ma, caro papà, è poco. A te dovevano impiccarti, non per il bottone della giacca ma per come scrivi (scherzo! ti voglio bene).

Non ti prolungo saluti a tutti chi domandi di me tuo zio mio cugino Michele. Saluti a tutti di famiglia tuo fratello tue sorelle, i tuoi Genitori ecc. Ricevi tanti saluti afetuose di cuore ed abracci e bacci forte sono tuo aff.mo Mariano. Spero che ci vedremo presto cosi parleremo da vicino mi scuso delle erore perche e suonato gia il silenzio e debbo fare presto. 

Provo una grande tenerezza: gli errori sono dovuti alla fretta, se avesse avuto più tempo, avrebbe fatto vedere a mia madre di cosa era capace, che perle letterarie e che poesie le avrebbe inventato e dedicato. Le conseguenze per aver svelato questi ascendenti letterari così impegnativi per la famiglia? Mio fratello, prof. tutto d’un pezzo, non mi guarderà più in faccia dopo aver detto chìllu’ strunz (me, non papà). A mia sorella, ricercatrice e studiosa di scienze, le spunteranno due bei lacrimoni dai suoi bellissimi occhi azzurri. Mia madre non so. Lei forse non capirà perché nel frattempo è diventata, come dire, un po’ svampita.

[Con queste premesse così delicate non si capisce come abbiano fatto a stare insieme per sessantatre anni (veramente mio padre è morto dopo più o meno cinquanta anni di sodalizio, ma mia madre imperterrita ha continuato a stare con lui anche dopo.) ( A Sanremo, qualche anno fa, c’era una canzone che celebrava, come un record, quaranta anni d’amore. Bazzecole al confronto. Banalità televisive.)]

Finale: allora uno dice ma che c’entra questo con l’amore? a chi lo dice, dico: ma vaffanculo. Se non è amore questo…

di Francesco Di Lorenzo

 *(Il racconto è tratto da ‘Posa sto’ libro e baciami, edizioni Zandegù. Torino, 2007)

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