Aggiornare e sperare

Per ora, abbiamo saputo,  sono duecento le scuole che nelle province di Bologna, Modena e Ferrara  restano inagibili. Naturalmente il numero non è  definitivo, i controlli sono ancora in corso.

Il nostro patrimonio immobiliare scolastico, già negli anni scorsi al centro di numerose polemiche, si trova di nuovo sotto i riflettori. Il piano per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, coordinato dalla protezione civile dopo il terremoto in Molise del 2002 ( nel quale crollò una scuola a S. Giuliano di Puglia in provincia di Campobasso e morirono 27 bambini più una maestra) non è mai stato finanziato. Esiste da allora una mappa dei rischi commissionata dal ministro  Moratti, che la ordinò sull’onda dell’emozione e del dolore,  ma che adesso,   dopo il terremoto dell’Emilia Romagna, è sicuramente da rifare. Le ragioni sono evidenti: non si pensava che l’Emilia Romagna fosse una zona sismica.

Il ministro dell’ambiente Clini ha detto che  ci vogliono 15 anni per la messa in sicurezza del territorio italiano. Speriamo che il ministro Profumo, per quanto riguarda le scuole, acceleri in quanto ai tempi e non consenta di accedere in strutture pericolose – e in qualche caso fatiscenti – a milioni di studenti, nonché a qualche centinaia di migliaia di docenti  e Ata.

 

La notizia che le LIM (lavagne interattive multimediali) siano già superate da altre tecnologie è,  come dire, esemplare di un certo modo di intendere le cose. Nel senso che mentre le LIM nelle classi sono una percentuale bassissima e lo stesso basso è il numero complessivo di  chi le sa usare, ormai con il proiettore interattivo a ottica corta (così si chiama) si fanno molte più cose,  con meno spesa e anche meno difficoltà. Basta un pennino ottico e la superficie di una qualsiasi parete, il gioco è fatto. Di conseguenza, è perfettamente inutile aggiornare sulle LIM e tutto va spostato sull’ultimo ritrovato tecnologico. La domanda è: ma per aggiornarsi sul proiettore interattivo, bisogna prima essere stati aggiornati sulle lavagne interattive? Questo non si sa. La confusione se non è totale, poco ci manca.

Non stupisce allora l’altra notizia che in Italia i nativi digitali pensano che i loro prof  non siano pienamente in grado di insegnare attraverso le nuove tecnologie informatiche. Un sondaggio Ipsos rivela che c’è una certa disparità tra quello che pensano i ragazzi e come si percepiscono i docenti. Il distacco in percentuale è abbastanza netto: il 93% dei prof si percepisce abile o abbastanza abile con l’informatica, mentre lo pensa solo il 57% degli alunni.  Sul versante dei genitori è ancora peggio.  Addirittura padri e madri reputano che solamente il 41% dei docenti sia in grado di insegnare ai loro figli con e attraverso l’informatica.  Naturalmente è una questione di percezione che tuttavia mette in risalto come sia difficile una valutazione corretta ed equa della faccenda. Ma tutto ciò mette anche  in rilevo come sia difficile qualsiasi tipo di valutazione. E come, su questo versante,   sia pedagogicamente corretto essere prudenti ed aperti.

Mentre solo chi non ha dubbi pensa che tutto sia risolvibile con i quiz.

di Francesco Di Lorenzo

 

foto di mac_traba | paolotrabattoni.it

 

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