Perché leggere Il gioco della felicità di Gabriele Iaconis mi ha reso felice.

Il lettore appassionato di narrativa è un tipo malinconico e insoddisfatto. Legge compulsivamente libri che non sa più dove mettere: si ripromette di andare all’Ikea per comprare una nuova indispensabile scaffalatura, ma è consapevole che non saprà poi montarla, e che i reiterati maldestri tentativi toglieranno tempo prezioso alla lettura di altri imperdibili romanzi. L’appassionato di narrativa è altresì consapevole che non riuscirà a stare dietro a tutta l’imponente produzione che nasce in ogni angolo del mondo ed è anche terrorizzato all’idea di perdere tempo a leggere libri mediocri, e di tralasciare irrinunciabili capolavori. È in definitiva un individuo frustrato e nevrotico, e la parola felicità non fa parte del suo lessico quotidiano.

Ma poi accade che si legga un libro speciale, e allora la vita dell’appassionato di narrativa si tinge improvvisamente di rosa.

Mi è accaduto di recente leggendo Il gioco della felicità. Cosa mi ha reso felice? In primo luogo la sorpresa di trovarmi finalmente di fronte a uno di quei rari romanzi contemporanei che travalica completamente il genere, e a tratti se ne fa beffa, per creare una storia intensa, sfaccettata e ricca di spunti di riflessione. Infatti Il gioco della felicità è al contempo un romanzo d’amore e un thriller, ma è anche un noir e un romanzo di denuncia sui pericolosi propositi di certa politica di reprimere la libertà di stampa e più generalmente la libertà di pensiero.

Il paese dove si svolge l’azione è un ipotetico luogo dove il pensiero unico si è fatto strada fino a conquistare il potere. Si allude a un paese del Sud o del Centro America, ma il riferimento all’attuale situazione politica italiana rende la narrazione particolarmente interessante per il lettore nostrano. L’Amato Presidente, (definito sinteticamente e efficacemente così, maiuscole obbligatorie, aggettivo onnipresente, un po’ slogan, un po’ parola d’ordine) ha promesso ai suoi adoranti connazionali/sudditi felicità e sicurezza. Ma la felicità ha un prezzo. La felicità per l’Amato Presidente non fa rima con libertà.  Il controllo sulle vite, sugli appartamenti, sugli armadi e le scrivanie, sugli spostamenti, sulle pagine dei giornali è assoluto e spregiudicato.

Il gioco della felicità è anche romanzo di formazione: il protagonista è il giovanissimo Pablo Contreras, aspirante giornalista, aspirante scrittore, aspirante uomo. Le sue peripezie disegnano un percorso di maturazione che lo renderà più adulto, più consapevole delle regole del gioco.

E il gioco della felicità è un gioco duro, un gioco che vede solo perdenti. Il banco è controllato dall’Amato Presidente. E il banco, si sa, vince sempre. È possibile sconfiggere il banco? L’autore ci lascia in sospeso, più un quesito esistenziale che una conclusione.

Eppure l’amarezza che la storia ci restituisce non mitiga la felicità del lettore, che si rallegra per il ritmo della narrazione, per l’originale costruzione dei personaggi, per lo stile essenziale di una scrittura asciutta che non dà spazio a nulla che non sia indispensabile alla narrazione.

In definitiva, Il gioco della felicità tratteggia con efficacia un mondo che inquieta, che angoscia, e allo stesso tempo ci rende felici per la convinzione di aver gustato un romanzo di grande spessore.

di Rosalia Catapano

La prima presentazione napoletana de Il gioco della felicità di Gabriele Iaconis si terrà lunedì 10 dicembre alle ore 18.30 presso lo spazio Laterza Agorà del Teatro Bellini.

 

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