L’asso nella manica

diluvioAveva sputato sangue per diventare giornalista. La vita non gli aveva regalato niente. Per mantenersi agli studi aveva lavorato giorno e notte. Aveva dovuto rinunciare a tutto e aveva risparmiato su tutto. Per anni si era vestito con abiti usati presi all’esercito della salvezza. Il primo cappotto vero lo aveva comprato dopo il  contratto che gli aveva fatto il vecchio Jeremy Lang, il direttore del  “New England today”, un giornaletto di provincia che si occupava di cronaca e di annunci economici ma che per lui fu  il trampolino per andare al “DayTelegraph” dove lo aveva notato Humbert Sirius che lo aveva voluto con sé  all’”America hall”. Da lì alla bbc fu un gioco da ragazzi. A 35 anni era già redattore capo, a 40capoarea e ora, a neanche 50, direttore del canale five, il più prestigioso di tutti. Una carriera tutta in salita, fatta però di compromessi, tradimenti, dolorose rinunce. E ora, tutto era messo in discussione da un pivello. Uno smidollato fresco di Havard, il cui unico merito era di essere figlio del socio di maggioranza dellaBuilding Gresth, la società editrice della bbc. Cosa s’era inventato questo stronzetto? Che presto sarebbe arrivato il diluvio universale. Una balla più grande dell’arca di Noè. Da far ridere i polli.  Ma neanche i polli ridono se a dire una cazzata è il figlio di Paul Gresth.  E ora lui era a un bivio: o pubblicava la notizia, col rischio di coprirsi di ridicolo davanti al mondo intero oppure doveva cercarsi un altro lavoro.  Non aveva alternative. Nessuna testata avrebbe dato lavoro a uno che si era messo contro i Gresht nemmeno come strillone o fattorino,  d’altronde il magnate glielo  aveva detto chiaro e tondo: “pubblica la notizia di mio figlio o fuori dalle palle.”. C’era da non dormirci la notte.  Per alleggerire un po’ la pensione e dare tempo al cervello di trovare una soluzione  decise di entrare in un bar per un cicchetto.

-Un cicchetto,- chiese.

– Quale?- chiese il barista.

-Non so, uno qualsiasi.

-Va bene un Jambo doppio?

– Sì grazie.

Il barista era un omone alto e grosso, con un paio di baffi alla messicana e la faccia triste. Versò il cicchetto e poi passò sul banco lo straccio che aveva infilato nella cinta dei pantaloni.

– Lei, ci crede al diluvio universale?-  chiese.

– Francamente no.

– Perché?

– E’ tutta una finzione. Si figuri, l’intero mondo che si allaga  e uno solo che si salva. Con cosa, poi? Una barca di legno che per quanto possa essere grande, mi dica lei come avrebbe fatto ad ospitare tanti animali? E dargli da mangiare?  Ma non scherziamo…

– Quindi, non ci crede?

– Certo che no.

– E se qualcuno le dicesse che sta per arrivare un altro diluvio universale. Lei cosa direbbe?

– Direi che è un pazzo.

Il giornalista si sentì felice. Ecco la risposta che cercava. La risposta del buon senso. Una piacevole calma lo pervase istantaneamente.  Si accomodò meglio sullo sgabello.

– Dammi un altro jambo,- disse, placido.

L’omone non se lo fece dire due volte e gli versò il cicchetto. Lui bevve tutto d’un fiato. Pagò e uscì.

Fuori respirò a pieni polmoni l’ariafresca della sera mentre un leggero venticello gli scompigliò i pochi capelli che gli erano restati. Poi, mentre si avviava lentamente verso la sua auto, sentì, nettamente, una goccia d’acqua cadere sulla sua spalla sinistra . . .

 di Ferdinando Gaeta

foto di U. S. Fish and Wildlife Service – Northeast Region
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