Vogliamo entrare nel merito?

SCUOLA
Che il merito sia una fregatura, sono in pochi (o molti?) attualmente a sostenerlo. Quanto invece esso, insieme alla teoria che lo sostiene, la meritocrazia, sia fuorviante, è sotto gli occhi di tutti.
Partendo dall’affermazione di Renzi che ‘vuole solo i migliori per i prossimi 63mila in cattedra’ (di tutti gli altri chi se ne frega), sul sito di Orizzonte Scuola c’è la lettera di una docente che mette il dito nella piaga. Cioè fa toccare con mano quanto il merito sia opinabile.
Intanto, la prof informa che secondo la sua esperienza (ma non solo), essere in possesso di un dottorato di ricerca della durata di tre anni, nel calcolo del servizio pre-ruolo, equivale ad avere insegnato per 180 giorni. In più, tutte le esperienze in campo scientifico durante il post dottorato, non valgono nulla.
Nel suo caso specifico, la prof ha chiesto il congedo di un anno (senza retribuzione) per svolgere un assegno di ricerca nella sua materia di insegnamento. Ma tutto ciò non conta niente, non è valutabile in nessun modo. Insomma, se tu ti specializzi di più nella tua materia, sono solo fatti tuoi. Tanto i più bravi li decide Renzi, secondo i suoi calcoli e i suoi metodi. Che non si conoscono (secondo indiscrezioni, abbastanza fumosi).
La lettera si conclude specificando che forse, per l’impegno di alcune associazioni di categoria, il dottorato e il post dottorato , saranno considerati titoli valutabili per il prossimo concorso. Staremo a vedere. Sempre che Renzi si accorga in tempo che la ricerca è collegata all’istruzione, ma anche a chissà quante altre cose.

Dove sia finito, nella zona di Massa Carrara e provincia, il progetto di ristrutturazione edilizia sbandierato da questo governo, non si sa. I soldi, intanto, sono stati spesi. Mentre loro, i ragazzi delle scuole superiori, si sono messi insieme a manifestare contro l’insopportabile stato di degrado degli edifici scolastici che frequentano tutti i giorni.
Ci sono volute poche riunioni e la decisione presa di presentarsi senza bandiere e senza inviti a schieramenti politici, ma solo con l’intenzione di informare della situazione che sopportano da anni. Scuole con muffa e catrame ovunque, laboratori inutilizzabili o inesistenti o addirittura non a norma, istituti con aree inagibili, spogliatoi di palestre murati perché a rischio di caduta, problemi di riscaldamento un po’ ovunque e mancanza di scale antincendio. Sono questa alcune delle richieste venute dai ragazzi, che, con grande lucidità, hanno ribadito il loro diritto allo studio, ma esercitato fino in fondo e al di là delle parole. Un esempio di unità e di resistenza, contro la decadenza, come recita un loro slogan.

Certo si tratta di iniziative sparse, ma che hanno sempre la loro importanza.
In Lombardia l’Ufficio Scolastico Regionale attraverso i “centri permanenti per la promozione della legalità“, ha fatto in modo di interessare le scuole superiori spronando gli studenti a capire quanto sia valorosa la lotta contro le mafie.
E le attese non sono state deluse.
I ragazzi e le loro classi hanno dato prova di interesse e volontà di capire, con lo scopo dichiarato non solo di approfondire, ma anche, e soprattutto, di denunciare.
Le idee non sono certo mancate: alcune classi si sono recate direttamente a Palermo, in viaggio-studio, per incontrare il collaboratore di don Peppino Puglisi, ucciso dalla mafia. Altre classi hanno approfondito il tema della confisca dei beni ai mafiosi, o hanno organizzato incontri con le Forze dell’ordine o con magistrati direttamente coinvolti in inchieste e processi inerenti. A Bergamo alcuni locali confiscati alla mafia saranno messi a disposizione dal Comune e dati in gestione alle scuole per incontri e centri di documentazione. Altre scuole hanno organizzato corsi di formazione per studenti e docenti con esperti di psicologia mafiosa, sia per essere informati sul fenomeno e le attività mafiose, sia per sapere come formare gli altri su queste tematiche così difficili.
Una scuola ha invitato esperti a parlare di quanto costa la corruzione alla nostra comunità; l’istituto alberghiero ha preparato una cena con i prodotti delle cooperative sorte sui terreni confiscati. Insomma, con un obiettivo comune, ognuno ha privilegiato il proprio campo di interesse.

di Francesco Di Lorenzo

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