Tre lettere a Rosetta

RosettaCara Rosetta,

occorrerebbe rifarci  tutta la nostra pelle, come un divano,  perché quella vecchia è consumata. Intanto, bisognerebbe metterci tutti i connotati che abbiamo lasciato in giro per il mondo  (si fa per dire).  Sai, è che ci siamo fatti un po’ prendere la mano, e quel poco di cartucce mezze  bagnate che avevamo fin qui accumulato, le abbiamo sparate tutte, e tutte in una volta, senza preoccuparci del nostro avvenire che ci appartiene bene o male, e che oggi ci pesa, perché pende più dalla parte del male che del bene.

Abbiamo giocato quando non era il caso e quando soprattutto le condizioni non ce  lo avrebbero permesso. È stato come sedersi ingenui al tavolo dei bari e continuare a perdere sperando nella ri-vincita. Ma la rivincita non è venuta. Poi, quelle pochissime vittorie, bisogna dirlo, ci hanno dato alla testa, e per le piccole cose abbiamo perso quelle grandi. Sono i casi della vita ma,  più che altro,  è il mio caso specifico. Ed ora, con le ossa molto rotte è quasi giunto il momento di smetterla,  anche se dubito malamente, nel senso che non so come fare.

Abbiamo rincorso l’effimero e abbiamo lasciato passare il concreto, ecco tutto, e sai perché? Non perché come tu pensi quello che abbiamo fatto sia stato tutto banale, affatto,  è solo che passerà alla storia, alla mia storia, come uno ‘stupido’ sì, ma per colpa di altri. Voglio dire che ho sbagliato compagnia e le cose migliori passeranno sotto il silenzio più muto che si sia finora sentito, mentre si proclamerà la sconfitta nel nome di chissà che cosa, forse di un valore che non è mio e che esiste indipendentemente da me. Confido almeno in te, per una possibile spiegazione meno banale, fraternamente.

Cara Rosetta,

è forse soltanto per errore che io mi trovo qui, in questa posizione nemmeno tanto comoda a scrivere di cose che certamente a te non interessano affatto.

Per prima cosa, però, voglio informarti che verrò fuori dalla melma. Poi, voglio informarti, che qui le cose vanno come sempre sono andate., cioè non bene e non male, con molte soggezioni, tante incomprensioni e saltuariamente con sprazzi di luce subitissimo coperti dal buio più profondo.

Qui, i programmi, ci vengono imposti dall’alto, e chi solo accenna a qualche minima critica, ritrova il freddo degli occhi di ghiaccio e la sbavatura delle occhiate di traverso. Ti giuro che in quei momenti la mia depressione si muta di colpo in indifferenza totale e rido molto forte internamente. Ma a parte tutto questo, quello che voglio dirti è la nostra, mia e di altri, profonda

difficoltà ad avere dei rapporti sociali che ti diano soddisfazione. Si naviga nelle pozzanghera e si cerca di dire che quella che ci sta sotto è acqua limpidissima. Ma la realtà è amara e diversa. La verità, cioè, non la si nasconde molto facilmente, perché è vista da tutti e nasconderla oltre ad essere ridicolo è anche soprattutto da stupidi. Figurati chi ti guarda che cerchi di nascondere la verità: sei tutto goffo ma vuoi dar da bere che è il tuo modo normale. Fosse vero, ma non lo è, quindi diventi di diritto stupido mentre stai lì a gingillarti da gran fico.

Cara Rosetta, queste poche cose avevo da dirti oggi le ho espresse così, accettale per buone. Ciao.

Cara  Rosetta,

quello che si dice intorno ai nani non so se sia vero. Comunque è vero che nel pomeriggio mi viene una smania troppo grande che non mi lasci fare niente. Non lo so, ma è più forte di me, mi assale, mi viene  un tale nervosismo che non te lo so descrivere.

È un fatto strano, ma succede incessantemente ogni pomeriggio: potrei farti, se vuoi, la curva bioritmica della mia giornata. Eccola. La mattina è una catastrofe; poca voglia di svegliarmi, poca voglia di parlare, poca voglia di tutto. Quasi depressione fino a mezzogiorno. Nel primo pomeriggio, dopo un certo torpore dovuto al pranzo, mi assale l’ansia e il nervosismo – come già ti dicevo – di cui però non so la causa. Fino ad una certa ora è così. Poi subentra una freschezza (una lucidità)  quasi inaudita. È sempre così, con questa scansione.   Come il pomeriggio mi è negativo, così la sera poi diventa tutto positivo e vorrei che non finisse mai, la sera, dico. Però il più della volte anche se positiva, la sera/notte se ne va così, in fumo, si disperde e chi la vede più. Io, almeno, non la vedo.

di Francesco di Lorenzo

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