Pietro Secondulfo, il poeta generoso
C’è un momento nella vita quando la poesia ha urgenza di uscire fuori, farsi conoscere, parlare, interloquire, farsi leggere. È un qualcosa che viene dall’anima? Da dentro? Che ci attraversa a nostra insaputa? È un mistero!
La prima sensazione che si prova leggendo le poesie di Pietro Secondulfo è che i suoi versi sono impregnati di un’enorme pulizia morale.
Tale sensazione viene fuori – è il portato – della chiarezza delle idee e dei concetti espressi con parole semplici e trasparenti. Parole messe sulla carta, orchestrate in modo ritmico e cadenzato, allusivo e concreto, che provocano nel lettore una buona dose di emozione.
La poesia, magia o incantesimo che sia, è un dilemma insoluto. È inutile enumerare i tanti tentativi falliti per definirla. È impossibile darne una definizione esatta. A tal proposito un critico letterario come Pier Vincenzo Mengaldo va oltre. Infatti, egli dice che non solo è impossibile rispondere ad una domanda del genere, ma che bisogna ripiegare su un più semplice chiedersi ‘com’è la poesia?’. Interrogarsi cioè sulla poesia che abbiamo sotto gli occhi, sui versi scritti, finiti e pronti, e che si mostrano a noi nella loro nudità. (Non continuando a chiedersi cos’è?).
Il primo atto di coraggio di chi scrive poesia è esporsi. Pietro Secondulfo lo ha fatto, ha messo in mostra le sue qualità.
La caratteristica più importante delle sue poesie, la qualità che si nota e che si evince, è che dietro di esse, la mente che le forgia, è una mente pulita; siamo quindi in presenza non di una persona piena di sé, non c’è un io lirico ipertrofico che ‘spende e spande’ (come è possibile trovare ormai nella maggioranza delle poesie di oggi). Anzi, il lirismo contenuto, quasi umile, si confonde e si fonde con le tante anime che attraversano i versi. Versi dedicati agli amici e alle amiche, al quartiere, alla città, agli eventi, alle sensazioni, al tempo, all’inquietudine e all’amore. Nonché alla morte.
Ne sono un esempio le parole pulite, antiliriche, enormemente realistiche che si trovano nei versi di Compleanno di mamma :
Mamma oggi hai compiuto 94 anni
alla faccia della vecchiaia.
Il tuo traguardo vale la nostra felicità.
Oppure nella poesia ‘Il carro dei girovaghi’, dove il realismo è al massimo grado: attori ,
Tutti provvisti di buona cultura, ribelli
per vocazione,
come fede la solidarietà e la generosità
che però, in contrasto tra di loro, esauriscono tutte la buone intenzioni e mandano tutto all’aria; e la chiusa è
Carissimi girovaghi nemmeno l’arte vi
ha insegnato a comunicare.
C’è però un’altra caratteristica propria del poeta che si respira in molti altri suoi versi, e che, anzi, ne fa un marchio di riconoscimento: il concetto – l’idea – della generosità. Pietro Secondulfo è una persona generosa, che non è solo il contrario di essere egoisti, è qualcosa di più. Le sue poesie ne rilevano l’essenza nel modo di porre le questioni e di presentare le conseguenti sensazioni. È un dato intimo che esce prepotente e che non si riesce in alcun modo a nascondere.
Succede, quando, per esempio, nella poesia Vesuvio, esorta il vulcano ad esplodere, ma solo quando sarà tutto finito e non ci potranno essere vittime:
Il tuo dormire sornione
ci spaventa.
Ascoltami,
quando l’universo
avrà inghiottito l’universo
svegliati!
O quando nella poesia L’amico del cuore, scrive
se mi dici che non sei
come gli altri io dico
vali più degli altri.
O quando dedica questi versi alla ragazza anonima:
Quando nel tuo volto
aleggia la tristezza
la tua semplicità
mi riempie il cuore.
Come pure la delicatezza generosa in questi versi de L’angelo cresciuto:
Col tempo sei
diventata donna
di visione sublime.
Spero che i tuoi sogni
diventeranno reali.
Tra le sue poesie finora pubblicate c’è, come si è detto, una grande varietà di tematiche che denotano la sua voglia di conoscenza,
Questa forza chiamata conoscenza/mi sussurra una sola parola:/vivi.
Ma anche la sua voglia di mettersi in gioco. Versi come questi sono vere e proprie chicche
Le ore vuote/ impegnano le persone assurde.
O il resoconto della sua passione per la Musica
Ogni nota ogni suono
rompe il silenzio dei vinti;
ti desidero anche nell’aldilà.
Pietro, per non farsi mancare niente, una parte delle sue poesie le scrive in dialetto, la lingua madre, la lingua della prima parola conosciuta. Ma non si ferma a questo, c’è anche il suo cimentarsi con la poesia narrativa, come con Il pittore:
Una stanza dove copiosi sono i quadri appesi,
un tavolo con sopra sigarette e accendino, una
bottiglia di vino. Due sedie. Due bicchieri e
stranamente nelle vicinanze un bicchiere di
cioccolata.
È l’inizio di questo simpatico raccontino in versi tenuto insieme e portato avanti con buona maestria.
Per concludere, la varietà dei temi, come l’uso delle diverse forme in cui si esprime la poesia di Pietro Secondulfo, sono il sentiero – il viatico – della sua umanità fatta di umiltà e di generosità. Qualità che a mostrarle adesso, valgono un applauso e un premio speciale.
di Francesco Di Lorenzo
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