Selfie con l’autore: Serena Venditto

Serena Venditto 2“C’è una casa nel bosco” è il suo ultimo romanzo. Lei è Serena Venditto, una giovane e promettente scrittrice.  Oltre ad essere una bella donna, ha la faccia simpatica e rassicurante della brava persona. Quasi quasi  vorremmo non farle  le nostre domande bastarde, ma, purtroppo per lei, non ci possiamo esimere.

 

D. Questo è il terzo libro che pubblichi. Non ti sembra di esagerare un po’?

R. Finché c’è un pazzo che li pubblica…

 

D. Di cosa parla “C’è una casa nel bosco” e dove è ambientato?

R. È una commedia gialla ambientata in una villa in Molise, nel cuore di un bosco, durante un matrimonio. Nell’arco di una notte succede di tutto, anche un omicidio: a indagare sono i personaggi del mio ultimo romanzo, Aria di neve, un gruppo di coinquilini capeggiati da un’archeologa e dal suo gatto nero, Mycroft

 

D. Il gatto Mycroft esiste veramente?

R. È nato durante un laboratorio Homo Scrivens, ma un giorno il mio Marechiaro mi chiederà i diritti di immagine.

aria di neve

 

D. Qual è il tuo rapporto con i gatti?

R. Semplicemente, li amo. Sono affettuosi, ma non appiccicosi, intelligenti, coccolosi, buffi. Assolutamente irresistibili.

 

D. Ogni giorno vengono pubblicati in Italia 170 libri di cui il 35% è destinato al macero. Quando vai a comprare la frutta hai mai controllato se con i tuoi romanzi ci incartano le arance e i limoni?

R. Mi porto delle buste da casa proprio per evitare questo trauma.

 

D. Quanto hanno in comune “C’è una casa nel bosco” e “Aria di neve” il tuo precedente romanzo.

R. La struttura di commedia gialla e soprattutto i personaggi. Oltre al gatto e all’archeologa Malù, il pianista geloso e sgrammaticato Kobe e Samuel, rappresentante di articoli per gelaterie sardo-nigeriano, per questo detto Magnum.

 

D. Quanto c’è di autobiografico nei tuoi personaggi?

R. Io sono un’archeologa, quindi Malù per certi versi mi somiglia, anche caratterialmente. In generale, credo sia inevitabile mettere un po’ di sé quando si scrive.

 

D. Marco Malvaldi, parlando del tuo romanzo “Aria di neve” ha detto che “Con il senso dell’umorismo si può sopravvivere. Ma è solo dando il giusto senso alle parole che si riesce a capire quello che ci capita intorno…”. Sei d’accordo? 

R. Molto. Il senso dell’umorismo è una delle cose che ci può salvare dall’abbrutimento.

 

D. Il tuo primo romanzo “ Le intolleranze elementari” ha come intolleranze elementariprotagoniste tre donne. Pensi che un uomo possa capire qualcosa di più dell’animo femminile leggendo questo libro?

R. Lo spero. Ma non mi illudo…

 

D. Sappiamo che sei una napoletana verace. Hai avuto difficoltà a scrivere in italiano?

R. Moltissime. Per fortuna c’è il traduttore di Google.

 

D. A proposito, com’è la Napoli dei tuoi romanzi?

R. Calda, vera, prepotente. Se ambienti un romanzo a Napoli, poi te la ritrovi sempre fra le dita, come un altro personaggio. E i personaggi sono assai rompiscatole.

 

D. Pensi di essere intelligente perché scrivi libri?

R. No, spero di scrivere libri intelligenti. O almeno divertenti. Che poi è la stessa cosa.

 

D. Quali sono i tuoi rapporti con la casa editrice “Homo Scrivens”?

R. I migliori compagni di mangiate e bevute che si possano immaginare. Ah, ogni tanto ci ricordiamo anche di scrivere!

 

D. Sei più contenta se ti dicono che sei una bella donna o se ti dicono che sei una grande scrittrice?

R. Se mi dicono che sono una bella scrittrice. Ma niente mi rende felice come la frase: «Sei dimagrita!»

 

D. Qual è il personaggio dei tuoi romanzi a cui sei più affezionata?

R. Margherita, un personaggio di Le intolleranze elementari, il mio primo romanzo. Entrò nel bar senza far rumore e mi è rimasta nel cuore. E poi Kobe, quando devo dire qualcosa di saggio mi affido a lui.

copertina-Cè-una-casa-nel-bosco

 

D. Di quei 170 libri pubblicati al giorno di cui parlavamo prima, il 60% non vende neanche una copia. Tu sei riuscita a venderne qualcuna?

R. Se hai gli occhi verdi e porti la quarta di reggiseno qualche libro riesci a venderlo, prima o  poi…

 

D. Dopo questa ennesima esperienza pensi di continuare a scrivere o non credi sia meglio dedicarti a qualcosa di più utile? Che so? L’uncinetto, il decoupage, le torte, guardare il grande fratello

R. Cucino piuttosto bene e sono brava a lavorare a maglia, ora sto facendo una coperta. Giuro che non sto scherzando.

 

D. Dove possiamo trovare qualche notizia più piccante sul tuo conto?

R. Mi piace la ‘nduja.

 

D. Grazie dell’intervista … ah scusa, un’ultima cosa. Stamattina siamo usciti senza portafoglio, puoi pagare tu le pizzette che ci siamo mangiati? Grazie.

R. Figurati.

di  Ferdinando Gaeta

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