Quando si dice il modello tedesco e si fa confusione sul sistema duale

gianniniIl ministro Giannini nel corso di un Forum economico italo-tedesco, tenutosi a Firenze, ha detto che la nostra scuola si sta avviando verso una concreta alternanza scuola-lavoro, che dovrebbe, nelle intenzioni, andare incontro alle esigenze dei giovani per quanto riguarda l’occupazione.
È noto che da quest’anno e con la Buonascuola, il tempo di ‘stage lavorativo’ va dalle 200 alle 400 ore nel corso del triennio delle superiori.
È chiaro anche che tale carico orario è una novità tutta da sperimentare e non è detto che vada a buon fine. Anche perché le anomalie sono tante, e in sottofondo c’è una cultura tipicamente italiana – questa sì dura a morire – che non è stata per niente scardinata. Senza fare tanti giri di parole, quando qualche anno fa si è provato a spostare l’asse della scuola verso un modello più orientato alla scientificità, gli scudi di tutti gli intellettuali si sono levati alti per difendere ‘il nostro liceo classico’. Ed è partita la ‘querelle’ tra ‘umanesimo e scienza’. In pratica la difesa, veramente senza senso alcuno oggi, del modello gentiliano, che è, ricordiamolo, ‘roba’ di un centinaio di anni fa. Alcuni ‘maîtres à penser’ , addirittura offesi, allora e anche in seguito, hanno altamente ammonito di ‘togliere le mani dal glorioso liceo classico’, come se si volesse attentare alla Costituzione; ora, benché il classico sia stato (e sia) un’istituzione, è fuori discussione che un sistema scolastico basato sul modello gentiliano abbia bisogno di qualche manutenzione. E non nel senso indicato dalla Buonascuola, che di queste cose non si interessa proprio (pur se dovrebbe). Insomma, noi potremmo anche andare verso un modello duale, ma dobbiamo prima decidere che tipo di scuola vogliamo fare. Altrimenti innestiamo rametti e cespugli su un tronco mortoe creiamo noi stessi una specie di mostro. Un mostro che manda a fare lo stage lavorativo gli alunni del liceo classico: magari li manda a fare i giardinieri per sviluppare la manualità, oppure i contadini per farli stare a contatto con la natura (quella vera e non solo descritta nelle grandi opere letterarie). Insomma, attueremo la riscoperta della ‘rivoluzione culturale’ modello cinese, più che il sistema duale modello tedesco!

Naturalmente c’è poi la ‘Scuola’, quella vera e reale, che risolleva le sorti malandate e fa andare avanti il meccanismo, bene o male. La notizia è che a Firenze è in visione la prima mostra itinerante dal titolo ‘I giovani ricordano la Shoah’. Si tratta dei lavori di circa 10mila alunni di tutta Italia e di tutti i segmenti di scuola: disegni, video, spettacoli, installazioni e perfino un gioco da tavolo, il tutto ispirato alla Shoah. Il progetto che sta alla base della mostra e che si svolge da almeno 15 anni, è nato dalla collaborazione tra Miur e Unione delle Comunità ebraiche Italiane. Un modo per avvicinare le religioni? Sembra proprio di sì. Ma anche per fare da modello alla tolleranza e alla comprensione. La mostra che, come si è detto, è itinerante ed è già stata a Bari e Torino, avrebbe bisogno di essere vista da molte più persone. Potrebbe capitare che qualcuno finalmente capisca che un gioco da tavolo può essere più utile che imporre i propri simboli. Simboli che, tra l’altro, nessuno minaccia, .

Non c’è che dire, in pieno centro, a Napoli, crolla una parte dell’Università. Precisamente due palazzine in (quasi) disuso della facoltà di Veterinaria. Solo danni ma nessun ferito, anche per l’intervento tempestivo di un custode. Negli edifici ormai in disuso erano ospitati animali in cura al Dipartimento, che sono stati portati altrove perché si era notata una voragine di circa un metro sulla strada, proprio all’ingresso delle palazzine. Non solo: si vedevano ampie crepe sulla facciata della costruzioni e si udivano sinistri scricchiolii. Gli avvisi c’erano e i vigili del fuoco avevano provveduto a transennare la zona evitando il peggio.
Naturalmente si tratta di mancata manutenzione, ma come sempre le responsabilità, tra tagli e restrizioni, non si sa bene a chi addebitarle. Fatto sta che la nuova sede della facoltà costruita in altra zona è pronta da tre anni, ma chiusa per questioni burocratiche. Il che aggrava ancora di più la situazione. Assistiamo impotenti a parti vecchie della nostra Università che crollano, mentre non siamo capaci di entrare nella parti nuove.

 

di Francesco Di Lorenzo

Be Sociable, Share!
Questa voce è stata pubblicata in Notizie dalla scuola e contrassegnata con , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *