Notizie ballerine

classroomCercare in campagna elettorale una notizia che abbia tutti i connotati della serietà e della sensatezza,  è come cercare  il classico ago nel pagliaio e trovarlo. Impossibile. Sulla scuola poi, neanche a parlarne. Si rischia sempre di ragionare a vuoto, sapendo che le notizie provenienti dal mondo scolastico saranno al più presto smentite, o corrette, spiegate meglio e stravolte, se non proprio dimenticate. Ma è questo il nostro destino. Così nella settimana si è parlato di accorciare le vacanze estive, ma poi la notizia è  stata smentita. Si presume che per un po’ di tempo di questo non si parlerà. Per le altre ci  saranno come al solito precisazioni e mezze smentite a seconda degli umori, dei sondaggi, dell’accoglienza generale.  Come se si potesse avere un minimo di programmazione o  prendere delle  decisioni importanti,  con uno sfondo così generico ed inconsistente. Quindi, non ci resta che piangere? Ma no! Ci resta almeno un gioco da fare. Scoprire quali notizie sono troppo ballerine per essere prese già in considerazione, quali ballano un po’ ma poi diventeranno ferme e fisse,  e quali,  pur essendo ballerine, possono diventare delle mine vaganti in un contesto, quello della scuola,  già ampiamente martoriato.

Si è parlato di libri di testo. A quanto pare dal 2014 non ci sarà più il vincolo di avere lo stesso libro di testo per sei anni. Si ritorna a come succedeva  prima di questa norma introdotta dal ministro Gelmini. Ogni anno nuove edizioni si aggiungeranno alle altre e l’industria dei libri sarà contenta. Meno i genitori, ma questo non interessa a nessuno. Contemporaneamente,  il programma di introduzione obbligatoria dei libri online  rallenterà, o non sarà più così prescrittivo. Nell’attesa di chiarimenti, si può considerare che dell’operato del ministro Gelmini si vanno a stravolgere le poche cose sensate (dettate dal buon senso in periodo di crisi), mentre si lasciano e si rafforzano le tendenze negative legate alla sua idea di scuola. Quale? Quella  antistatale e privatistica.

La notizia, questa qui veramente difficile da smentire, è che la nostra Università sta morendo. Negli ultimi dieci anni le iscrizioni sono calate di quasi sessantamila unità. Non ci vuole molto a fare un po’ di conti. Da quando il centro destra ha messo mano alla riforma dell’Università, le cose sono andate sempre peggio, smentendo tutti quelli che si erano eretti ad esperti, soloni  e consiglieri del principe.  I dati sono questi e i ragionamenti sulle cause e sulle colpe con tutto il carico di parole inutili sono fuori luogo. Il disegno si sta completando: in percentuale abbiamo meno laureati dei grandi paesi europei, ma stiamo facendo di tutto affinché  i nostri diplomati neanche si scrivano più all’Università. Attenzione, però, non tutti i diplomati. L’Università d’elite, per pochi e per i privilegiati,   sta sempre lì. Anzi, si rafforza. È per gli altri che è chiusa. Un po’ come succederà per la scuola. Del resto, nulla di nuovo sotto il sole. Noi italiani, la scuola di tutti e per tutti, a parte pochi momenti nella storia, ce la sogniamo. Vale la pena di svegliarsi.

Ultimissima. Il 25 gennaio scorso il Ministero dell’Istruzione, attraverso un avviso di chiamata pubblica, ha fatto sapere che è alla ricerca di nominativi per ricoprire gli incarichi di Presidente dell’Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) e dell’Indire (Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa), nonché dei componenti dei relativi consigli di amministrazione.  Tutti e due gli enti sono commissariati. Inutile un qualsiasi commento. A governo scaduto e con le elezioni incombenti, far passare queste nomine sarebbe veramente inconcepibile, oltre che offensivo per chiunque. La Cgil-scuola  ha fatto presente proprio questo al ministro Profumo, invitandolo a soprassedere e lasciare la pratica al prossimo governo. Quello che colpisce, però, è la reiterazione degli eventi e la coincidenza delle date. Il 25 gennaio del 2008 successe praticamente la stessa cosa. L’allora ministro Fioroni, a governo scaduto (il governo Prodi si dimise il 24 gennaio), riguardo all’Invalsi da anni bloccato, si prodigò in questo modo: in un mese ci fu la presentazione delle domande per presidente e consiglieri, l’espletamento delle pratiche, la riunione della commissione e la ratifica in consiglio dei ministri. Tutto a tempo di record. Con il governo dimissionario. La data: 25 gennaio. Che coincidenza. E che continuità!

di Francesco Di Lorenzo

foto di James Sarmiento (old account)
 
 
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