Non sento non odo

Partiamo dall’ipotesi non assurda che la poesia sia un movimento che
attraversa l’uomo.
Assumiamo quest’ipotesi come punto di partenza. La poesia è quindi una forza, un’emozione che attraversa l’uomo e che può essere generata sia dall’esterno che dall’interno della persona che scrive. Non c’è una regola precisa.
In effetti, la poesia o è il frutto di qualcosa di nostro, che nasce e si sviluppa in noi, oppure viene da fattori esterni che ci colpiscono in modo particolare tanto da farci sentire il bisogno di parlarne. Si tratta naturalmente di emozioni,
sensazioni, percezioni, stupori, meraviglie, dolori, gioie, eccetera.
La poesia allora è essenzialmente un moto inconscio come lo è l’amore.
In percentuale altissima non si riesce a gestirlo, l’amore. E neanche la poesia.
Un poeta diceva che arriva, se ne va, ti abita per un po’, poi ti saluta, fa come se
fosse a casa sua. E in affetti, a pensarci, lei (la poesia) si sente/si comporta così.
A questo punto e proposito, anche per scomodare qualcuno di importante, ci
viene in aiuto M. Cvetaeva, la quale diceva che “la poesia è qualcuno o qualcosa
che dentro di noi vuole disperatamente essere”. E quando raggiungiamo
veramente l’essere, per tornare alla Cvetaeva, preferibilmente andiamo in crisi.
Non reggiamo il confronto.
La poesia è la passerella per raggiungere la coscienza, un mezzo per arrivarci.
Ma non tutto è così semplice: ci vuole pazienza e soprattutto ci vuole
perseveranza. Questo il segreto, ma è un segreto che sanno tutti, il segreto di
Pulcinella.

clicca sulla copertina (o qui)  per scaricare gratuitamente il libro

 

Francesco Di Lorenzo
(dall’articolo “La poesia e il futuro”
L’articolo è uscito sul numero doppio n. 179/180
della rivista PSICOLOGIA e LAVORO diretta da Enzo Spaltro.)

 

Be Sociable, Share!
Questa voce è stata pubblicata in Poesie. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *