Nave da crociera

Eravamo tutti là con la testa all’aria quando si udì distintamente dal cielo tenebroso una voce squillante e poco musicale che diceva:

“Ma perché non la smetti? Perché continui a farmi male?”

E ripeteva in forma cantilenante e continua queste due banalissime frasi senza smettere mai, che,  ad un certo punto, ognuno si era fatta un’idea diversa sia della provenienza che del significato delle frasi stesse.

Ma facciamo un passo indietro.

Ci troviamo un sabato sera su una nave da crociera. Una di quelle enormi e spettacolari. Sono le ventidue, dopo la cena ottima e abbondante, quando tutti con in mano un bicchiere di qualcosa  vanno verso il ponte a guardare il cielo, a prendere il fresco (è estate)  e per stare un po’ in pace. Insomma, è una cosa che si fa tutti il sabato sera verso le dieci, quando si sta su una nave in crociera, quando i giochi sono fatti o ancora non fatti del tutto; è una cosa che conoscono tutti quelli che sono andati almeno una volta in crociera.

Quindi, siamo tutti lì. Ci sto anch’io. E sentiamo questa voce:

“Ma perché non la smetti? Perché continui a farmi male?”

E francamente ora è un po’ troppo. Anche con le ipotesi che si fanno, che sento serpeggiare nell’aria della sera e che vengono dalle coppie, dalle donne, dai single che sono lì vicino.

Intanto, diciamo che (se pure a stento) si riesce a capire che la voce è femminile. Flebile, bruttina, ma femminile. Però le ipotesi che si fanno sono troppe: chi dice uno scherzo, chi – un miraggio sonoro, chi, semplicemente spaventato, non sa che dire, chi – un monito del cielo, una voce degli angeli, chi di vittime del peccato, chi di una bambina ferita… e si potrebbe continuare. Un signore che non avevo mai visto prima (che sta in piedi accanto a me e come tutti  è assorto) sta ascoltando le frasi, parla con la signora al suo fianco e dice parole sconnesse che nulla hanno a che fare con quello che sta accadendo. Testualmente dice:

“Sento un odore di pomata. Lo senti anche tu cara? E sento anche uno strano tum- tum, ritmico e cadenzato, che sembra non finire mai.”

Nessuno gli dà peso. E neanche io,  naturalmente.

E così resta irrisolto (almeno per stasera) il grande mistero.

Da dove verrà la misteriosa voce?  Da una coppia di nuvole lassù nel cielo,  o, più prosaicamente, dall’oblò aperto di una delle centinaia di cabine che sono sotto di noi? Chissà!

di Francesco Di Lorenzo

foto di Carlo Mirante

 

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