Scrivere è un click. Luigi Phen era convinto che il semplice rumorino metallico, quello dell’interruttore posto al lato della sua testolina, bastasse. E infatti, quel tastino lì, tra l’orecchio e l’attaccatura dei capelli, diventò il suo chiodo fisso. Era convinto che appena ne avesse voglia poteva cliccare e via… pagine e pagine si sarebbero riempite, con grande stupore di tutti, specialmente suo.
La cosa funzionò per qualche tempo, poi, però, il meccanismo si inceppò. Il tastino perse pian piano lo scatto, non faceva partire un bel niente, diventò inutile…
Luigi Phen stava tutto il giorno appollaiato nel suo studio, posto in alto, sul soppalco. E da lì vigilava su tutta la casa. Si faceva distrarre da tutto ciò che vedeva. Leggeva i giornali inutili, accompagnava la moglie al supermercato, usciva per buttare la spazzatura, si concedeva una passeggiata rilassante, giocava un po’ con il suo cane, parlava col postino. Insomma, perdeva tempo che era una bellezza. Pur di rimandare la scrittura, o anche, di non scrivere proprio.
Tempo dopo, quando era passato qualche annetto, intervistato in un’occasione pubblica, dichiarò che si considerava un casalingo della letteratura e che la sua giornata, in fondo, era una perdita di tempo in cui cercava di includere qualcosa di creativo. Belle parole. Peccato che l’intervista non fu mai pubblicata.
di Francesco Di Lorenzo
foto inziale di koalazymonkey