L’amore lungo

Una recensione in 500 parole:

L’amore lungo, di Giovanni Mariotti, et al./edizioni, Milano, 2012.

EsecAmoreLungo_DEFpostCIANO.inddIl libro racconta una storia d’amore che è durata tutta una vita, un amore lungo quindi, come del resto il titolo  fa intendere. Si parla di una coppia di intellettuali che sono stati impegnati nell’editoria. Lui ha pure scritto qualche libro,  ma non avendo avuto il successo che forse sperava, se ne è disinteressato.  Forse, si ipotizza nel racconto, il non essere eccessivamente coinvolto non era altro che la manifestazione evidente della sua vera natura, ‘era vissuto mantenendosi a una certa distanza dalla propria vita. Non a grande distanza – a una certa distanza però sì: distanza dalle azioni, persino dai pensieri  e dalle cose che scriveva; e naturalmente, ancora di più, distanza dagli altri, dalla società’.

Sulla scrittura la moglie ricorda che lui aveva le sue idee:

‘Diceva: non capisci quanto sia ridicolo pensare di aver scritto un capolavoro?

Eppure molti ne sono convinti, li conosci anche tu.

Certo che li conosco, sono insopportabili’.

La loro vita è scivolata via insieme tra le speranze di poter cambiare in meglio la casa (di lei),  e la speciale indifferenza a tutto ciò che lo circonda (di lui). Poi lui muore e qualcosa viene meno: bellissima la riflessione che, sia un amore corto che un amore lungo, in fondo finiscono allo stesso modo, con la partenza o la scomparsa  di uno dei componenti.  Ma la morte non cancella la sua presenza: lei, che racconta,  sente la presenza del marito ancora e sempre nella casa ormai vuota e triste. La casa, quella casa,  che era stata,  nella loro vita,  una costante imprescindibile: da giovani l’avevano prima presa in affitto, e poi, passato qualche anno, l’avevano comprata. Non si erano più mossi da quel quartiere quasi periferico ma che preferivano, e  nella loro lunga vecchiaia insieme era stata il loro conforto, ‘in questa casa le nostre due vite si sono annodate…ma cosa resta di un nodo quando si disfa?’. Restano i ricordi, i tanti ricordi legati ad una vita vissuta insieme, ai periodi di alti e bassi sempre accettati con equilibrio, resta  la tenerezza di lui e la sua costanza nell’amore, restano nell’aria i suoi ’ti amo’, sempre presenti, anche e soprattutto nella vecchiaia.

Mariotti è uno scrittore anomalo, giornalista di successo, o almeno nel periodo in cui lavorava all’Espresso  conosciuto e visibile, è stato poi collaboratore sia di Repubblica che del Corriere della sera, oltre che curatore e responsabile editoriale. I suoi libri, un po’ preziosi-un po’ rari, hanno sempre rasentato la sperimentazione, senza mai esagerare. La lingua scoppiettante ed ironica dei suoi articoli, però, nei romanzi (o racconti che dir si voglia), si è sempre stemperata, alla ricerca  forse di un equilibrio che, in questo libro, è riuscito in pieno. L’amore lungo è un libro delicato,  scritto con un linguaggio disteso e piano, senza troppe ironie, anche se non mancano le zampate,  quando,  parlando della sua vita ormai andata e domandandosi se sia stato felice o infelice, interviene nel racconto dicendo: ‘A questo stato di moderata infelicità non mi sembra il caso di rinunciare per la sola ragione che sono morto’. Questo solo per dare l’idea della compostezza e contemporaneamente della complessità di un linguaggio solo apparentemente semplice:  alla fine  sembra quasi che l’autore sia giunto alla conclusione che il vero sperimentare sia il non sperimentare. O meglio, non sperimentare a livello linguistico, ma piuttosto farlo sul livello strutturale. E su questo ‘L’amore lungo’ ha filo da snodare.

Un’ultima annotazione sull’accettazione della vecchiaia,  che è una caratteristica del personaggio. Il pensiero va ai tanti vecchi  del panorama italiano che continuano,  alla loro età o forse per la loro età, ad auto-osannarsi e ad auto-incensarsi, non pensando mai di sfiorare il ridicolo. A ciò si  contrappone la compostezza e quindi la grandezza di Mariotti che scrive e sperimenta dal suo angolino di mondo. Zitto e muto, eppure tradotto in molti Paesi.

di Francesco Di Lorenzo

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