La verità va difesa sempre

Le ultime settimane sono state difficili sotto tutti i punti di vista. Per quanto riguarda la scuola, però,  vanno dette alcune cose che se fatte passare sotto silenzio  scivoleranno via senza lasciare traccia.  E sarebbe un peccato.

Partiamo da qui.  Nelle commemorazioni che si sono avute per i vent’anni trascorsi dalle stragi palermitane (e su queste la scuola ha dato il suo fondamentale contributo) c’è stato un giudice che ha messo in guardia dalla troppa retorica.

Ha detto,  esplicitamente, che per onorare al meglio la memoria di Falcone e Borsellino  bisogna non dimenticare,  anzi, bisogna insegnare  che la mafia non è individuabile solo nelle persone arrestate e di cui tutti conosciamo i nomi. Quelle persone, infatti,  sono solo una parte della mafia. Sarebbe bello se fosse l’unica parte, ma non è così.

Il merito dei due giudici siciliani,  e forse il motivo principale della loro morte, è quello di aver sostenuto che esiste un ‘esercito’ –  una quantità enorme –  di  persone colluse, di  colletti bianchi, di uomini  che alimentano con il loro comportamento il malaffare e la violenza,  mantenendo in vita, di fatto,  i mafiosi.  Sono coloro che investono i soldi della mafia in attività apparentemente lecite, e lo fanno in ogni regione d’Italia. Sono quelli che non si fanno scrupolo di usare denaro sporco proveniente da ‘siti’ poco raccomandabili. Sono persone insospettabili ma molto abili a nascondersi.

Poi, accanto a questi,  non bisogna dimenticare chi li rappresenta e dà loro copertura politica, come è emerso dall’esito di parecchi processi celebrati  negli ultimi vent’anni.

Quindi, la conclusione è che la verità va detta tutta, specialmente  nelle scuole dove si educa e si insegna un metodo che diventa, lo si voglia o no, un esempio.

I giovani di tutto hanno bisogno, tranne che di verità parziali, dimezzate e fuorvianti.

 

Allo stesso modo, dopo l’attentato di Brindisi, la scuola come istituzione è stata al centro dell’interesse di tutti. Non si toccano i ragazzi e non si tocca la scuola, i due concetti sono stati ribaditi con forza e a ragione.

Chiunque ha compreso il senso vitale e alto di tale richiesta,  che è stata condivisa in toto da  coloro i quali hanno a cuore le sorti di questo paese.  Però, anche in questo caso, alcune voci (poche) hanno ricordato che pure sulla scuola c’è bisogno di dire tutta la verità (su ‘ Fuoriregistro’  l’articolo ‘Nessuno tocchi i ragazzi’ di M. Tiriticco). Non bisogna nascondere nulla, altrimenti si fa un’operazione di mistificazione che alla fine risulterà solo dannosa. Difendiamo pure la scuola, ma stiamo attenti a non difendere la scuola dei tagli, la scuola che abbiamo conosciuto negli ultimissimi anni. Quella che fa fatica ad andare avanti, quella delle ore perse e mai recuperate dai ragazzi, quella della mancanza di mezzi che, specie in alcuni casi, vuol dire dare meno o non dare niente a chi chiede una formazione, un’istruzione, una possibilità di vita.

Insomma, la scuola che vuole valutare senza aver dato prima qualcosa da poter valutare, la scuola che accorpa plessi e istituti senza capo né coda,  che non ha un’idea precisa su cui lavorare e far discutere  non è,  in  ogni caso,  difendibile. Non bisogna tacere i disagi che scelte stupide e senza senso stanno creando al mondo scolastico.

Sono da difendere i ragazzi, in ogni caso e a ogni costo. Difenderli anche da una cattiva scuola, un pericolo sempre presente.

di Francesco Di Lorenzo

 

foto di benessere

 

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