La torre est

Un giorno ero seduto su una panchina a piazza Medaglie d’oro quando, all’improvviso,  un piccione mi cacò in testa. Porta bene, dissi al tipo stempiato seduto accanto a me, e abbozzai una specie di sorriso. Dentro di me però ero incazzato nero.  Maledetto piccione, pensai, verrà un giorno che volerò così in alto che sarò io a cacare in testa a te.

E quel giorno venne. Fu quando salimmo sulla torre est. Avevamo deciso di buttarci giù. Io e Luigi. Ormai non avevamo più nulla da perdere. Tutti credevano che fosse una sceneggiata per fare pubblicità alla lotta contro la chiusura della fabbrica ma noi due eravamo decisi: o ci ridavano il posto alla “Schift and Bell” oppure ci saremmo lanciati dalla grande torre che sovrastava gli stabilimenti. Lo sapevamo tutti e due che facevamo sul serio. Per questo ce ne stavamo senza parlare, ognuno assorto nei suoi pensieri.

Ai piedi della torre, i compagni, il sindaco, il prefetto, i poliziotti erano tanti puntolini insignificanti. Perfino la fabbrica sembrava una casetta di marzapane.

Fu allora che , guardando giù, vidi il piccione. Era lo stesso che mi aveva cacato in testa. Lo riconobbi subito. Aveva la stessa aria spavalda di quel giorno. Mi venne spontaneo spiccare un salto e volare…

di Ferdinando Gaeta

 

foto di Carol Mitchell carol mitchell

 

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