Il ragazzo della via Gluck

‘Pinocchio matricolato’… È un bel modo di dire. Simpatico e per niente offensivo. L’ha usato Adriano Celentano nei confronti di un dirigente della televisione italiana. Il signore aveva negato che ci fosse stata una trattativa per riprendere in diretta un concerto del famoso cantante. Quindi, ‘il Molleggiato’ gli ha dato del bugiardo. Di questo episodio si possono ipotizzare due scenari. Primo: le solite beghe per scelte ispirate dal potere. Il meccanismo è tipico e ben oliato. La televisione di Stato fa finta di non transigere su qualche episodio capitato con il personaggio di turno. Sapendo, però, che alla fine la concorrenza lo accoglierà senza problemi. Facciamo un esempio: Celentano, in un suo passaggio al popolare Festival di Sanremo, in una delle sue solite prediche, dice qualcosa contro la chiesa. E allora? Allora si deve riparare, si deve far finta che così non va bene. Secondo scenario: si parte per inventare una sequenza indistinta di accuse e smentite, che deve alimentare la scena del delitto che langue. (In realtà si tratta di un banale ferimento di striscio). Infatti, il ‘fattaccio’ è così lieve che non si notano gocce di sangue in giro. Sarà che i personaggi sono anemici? Non si sa! Si sa solo che bisogna inventare un movimento che dia una scossa a tutta ‘sta calma piatta che rischia di far cadere nel sonno gli spettatori. Così, ognuno si gode un po’ di visibilità: quelli che già ce l’hanno – la accrescono, chi non l’aveva – prova il brivido della pagina del giornale. (Ma interna). Poi, pian piano tutto torna nella normalità. Fino a cadere nel dimenticatoio. “Chi cazzo vuoi che dopo un po’ si ricordi di una puttanata del genere? Nessuno! E meno male,” dico io. Ma la cosa più interessante, forse, è ciò che sta dietro l’espressione ‘Pinocchio matricolato’. Infatti, io da persona normale mi chiedo: “Ma chi può mai essere questo simpatico ‘Pinocchio matricolato’? Che cosa avrà mai fatto di buono nella vita per meritarsi una ‘carezza’ simile?” E qui, il mio essere ignorante di fantasia prende il sopravvento. E mi immagino, sbagliando come sempre, che il solo merito del ‘Pinocchio matricolato’ sia quello di essere il figlio di un ex Presidente (di cosa non si sa). Punto e basta. Potremmo anche chiudere qui la questione. Ma siccome mi voglio rovinare, vado avanti: “É che questo simpaticone, quando era ragazzo, si era messo in testa di voler lavorare in televisione. Ma, a quanti ragazzi veniva (e viene) in mente di voler lavorare in televisione? Solo che un normale genitore avrebbe potuto dire, di sicuro mio padre avrebbe detto: “…ma vedi un po’ di andare affanculo, studia e vedi quello che devi fare…” Mentre invece il padre di Pinocchio (che non è Geppetto) avrà detto: “E accuntentammolo a stu’ guaglione, rivolgendosi a qualcuno. Magari senza farlo andare in video, che, onestamente, non è proprio bello da vedere”. “Ma può sempre stare dietro le quinte”, la replica suadente del funzionario di turno.” Pinocchio, in verità, poiché pensava di essere anche bello, un po’ si fece a pretendere. Ma poi alla fine disse sì, se pure a malincuore. E così entrò, nella televisione. “È o’ figlio ‘e ….” si diceva in giro, nei corridoi della Rai. “E chi è? Chi è o pate?” “Ma, comme? ‘O Presidente.” “Ah! Vabbè!” “Vabbè un cazzo! Dopo, non mi venite a parlate di merito, che vi prendo a morsi in testa.”

di Francesco Di Lorenzo

 

foto di filippo doner

 

 

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