Gli insegnanti preferiscono le storie d’amore

Agli insegnanti, di Dante Alighieri non gliene frega niente. E nemmeno di Carducci, Pascoli, Verga e, men che meno, di Manzoni. Sono anni che non leggono i loro libri. Sì, a scuola lo fanno… perché sono costretti ma quando sono da soli no, per niente. Gli insegnanti preferiscono le storie d’amore. Le leggono di nascosto, quando non li vede nessuno o, per meglio mimetizzarsi, quando sono tra la folla come nella sala professori o nel tram. Si siedono come tutti e all’improvviso compare tra le loro mani un libro.  Sulla copertina c’è scritto “Ultime lettere di Jacopo Ortis” di Ugo Foscolo. Ma è una copertina finta. All’interno  è abilmente celata una copia di “Amore senza confini” di Liala. Per un insegnate (soprattutto se precario) è il momento più bello della giornata. Dopo, è tutta noia.  Del resto, con quello che capita nella scuola italiana, un insegnate normale (ve ne sono!)  ogni qualvolta vede un testo, uno scritto, una pagina, finanche una riga che parla di scuola, gli viene da vomitare. E la colpa non è del caffè della bidella.  E’ proprio che quando sente la parola scuola avviene il fattaccio, una specie di riflesso condizionato come il cane di Pavlov:  scuola-vomito, scuola-vomito, scuola-vomito. Fortunatamente gli insegnati di ruolo sono diventati furbi e hanno imparato a nascondere pensieri e rigurgiti. I precari no. Sono ancora ingenui. Ieri quando ho detto ad una collega-precaria di leggere un libro che parlava di scuola, lei mi ha risposto gentilmente (ma se non fossi stato il vicepreside mi avrebbe mandato volentieri affanculo) che preferisce leggere storie d’amore. È vero, era una collega, allora si potrebbe pensare al solito schemino ‘donna-storie d’amore’. Ma non è così.  Ho il fondato sospetto  che anche gli insegnanti  maschi preferiscono le storie d’amore. Sono sicuro che quando vanno nel bagno non vanno per farsi le canne, come insinuano quelli del ministero, ma per leggere “Profumo di passione” l’ultimo libro di Brenda Johnson.

di Francesco Di Lorenzo e Ferdinando Gaeta

 

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