Dialoghi impossibili: Marco Pannella e il Brutto Anatroccolo

Pannella anatroccolo(I mostri sotto al letto)

Anatroccolo: Salve signor Pannella.

Pannella: Una papera che entra nel mio studio? E sa pure parlare? Forse questa faccenda della legalizzazione delle droghe leggere mi sta sfuggendo di mano.

Anatroccolo: Non sono una papera. Mi presento subito: sono un piccolo esserino solo e scontento. Tutto il mondo mi conosce come “il Brutto Anatroccolo”.

Pannella: Droghe leggere, ribadisco. Non c’è alcun dubbio.

Anatroccolo: Non scherzi, la prego. L’eco delle sue battaglie civili è arrivato fino a me, e non me ne andrò prima di aver ottenuto il suo aiuto.

Pannella: Il mio aiuto? Beh, in effetti nella mia carriera ho aiutato chiunque, cani e porci, ma mi mancavano i volatili. Non posso certo mandar via un personaggio illustre come lei. Venga, si sieda.

Anatroccolo: La ringrazio, ma devo dirle subito che non sono qui soltanto in mio nome. Mi consideri un portavoce.

Pannella: Un portavoce? E di chi?

Anatroccolo: Di una comunità di individui esclusa dalla società civile, e per questo costretta a ricavare l’elettricità di cui ha bisogno dalla centrale elettrica cittadina. Essa converte le urla dei bambini, che essi spaventano nascondendosi sotto ai loro letti, in energia elettrica. Sono talmente famosi, da aver ispirato la trama del film d’animazione “Monsters & Co.”.

Pannella: Ho capito, sta parlando dei Mostri sotto al letto!

Anatroccolo: Cominciamo male, signor Pannella, con questo nome xenofobo! “Mostri”? Ma insomma!

Pannella: Signor anatroccolo, lei è più radicale di me! Capisco cosa intende, ma vede, mi sarà alquanto difficile condurre una battaglia per questi suoi amici: io stesso sono stato una loro vittima, tanti decenni fa.

Anatroccolo: Dunque li discrimina anche lei?

Pannella: Affatto! Ma ricordo bene di quando, da piccolo, rimanevo immobile nel letto per paura che quegli esseri oscuri mi tirassero giù per una caviglia. Se ci ripenso ora, li immagino come dei viscidi proibizionisti, clericali, antidivorzisti… insomma, mi ponevano un limite. Il bordo del letto era la mia frontiera da abolire. E ora dovrei aiutarli? Ma qual è il loro problema?

Anatroccolo: Questa era una popolazione pacifica, che viveva integrata alla civiltà umana. Ma quando gli uomini, presi dalle loro manie di grandezza, occuparono i loro territori per sfruttarne le risorse, li confinarono in un paese sperduto senza fornir loro alcun aiuto. Così essi hanno perfezionato il metodo delle urla dei bambini da convertire in energia: da lì la loro fama.

Pannella: E io cosa potrei fare per loro?

Anatroccolo: Tanto per cominciare, li accolga tutti in casa sua.

Pannella: Perché invece non ci dedichiamo entrambi allo sciopero della fame?

A: L’importante è che il Governo indica un referendum.

Pannella: Non servirebbe, i bambini non possono votare.

Anatroccolo: Loro no, ma i genitori costretti ad alzarsi ogni notte per rassicurare i figli sarebbero ben lieti di prendere posizione.

Pannella: E va bene, vedrò cosa si può fare, smuoverò le acque ancora una volta.

Anatroccolo: Sapevo di potermi fidare. E ora posso parlarle anche del mio problema?

Pannella: Già che c’è…

Anatroccolo: Credo che sia piuttosto evidente. Mi guardi: sono brutto e nessuno mi vuole.

Pannella: In effetti è bruttino, ma si tranquillizzi, è un problema temporaneo. Le basterà attendere qualche tempo, poi vedrà in che bel cigno si trasformerà. Ma questo dovrebbe già saperlo. Non mi dica che non conosce la fiaba del brutto anatroccolo!

Anatroccolo: Non ha centrato il problema, signor Pannella. So bene cosa diventerò da adulto, ma vuole forse ignorare il trauma infantile che subisco? Non ho diritto a un risarcimento per questi anni di sofferenze?

Pannella: Ha proprio ragione! Parlerò col tizio che ha scritto la storia, come si chiama? Andersen, mi pare. Le prometto che insieme, io e lei, faremo la differenza.

 

Primarosa Pugliese & Luigi Esposito

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