Dialoghi impossibili: Attila e Napoleone

Attila Napoleone(I giardini all’inglese)

Napoleone: Entri, la prego, non resti sulla porta, signor Attila. Sa che ho sentito tanto parlare di lei?

Attila: Con permesso, illustrissimo Napoleone. In verità non mi stupisce. La mia fama in effetti mi precede, i miei servigi sono molto apprezzati.

Napoleone: Ma sì, lo so, lo so! Lei è…com’è che si fa chiamare? Flagello, sì, mi pare sia così. Ma adesso ascolti, una questione più di ogni altra mi preme.

Attila: Dica pure… anche se, guardando lo stato del suo giardino, posso ben immaginare di cosa di tratti.

Napoleone: Per favore, abbassi la voce. Dio non voglia che orecchie indiscrete ascoltino quanto sto per dirle…sa, insomma, io sono uno stratega, lo capisce no? Nessuno può sapere quanto in realtà ciò che mi rende pensieroso è lo stato del mio giardino!

Attila: Oh, non tema indiscrezioni da parte mia. So bene quanto la nomea possa essere dannosa per la gloria di un condottiero. Guardi me! Ho creato una dei più grandi imperi della storia, ho riunito per la prima e unica volta i popoli dell’Asia centrale, eppure sono stato criticato per quella storiella dell’erba e pare ci si ricordi solo di quella.

Napoleone: Non me ne parli! Mi sono sempre fatto in quattro, ho emanato un nuovo codice di leggi e sono stato l’unico a mettere finalmente un po’ d’ordine in questo disastro d’Europa, ed è bastata la campagna di Russia per farmi prendere in giro da tutti! Russi maledetti! Solo rubli e cattiveria. Ma ad ogni modo, tornando al giardino…ecco, in realtà il giardino alla francese non mi convince più, può vedere da solo che disastro è diventato!

Attila: Guarda, caro mio… posso darti del tu?

Napoleone: Ma sì, ma sì, basta con queste formalità, dammi pure del tu.

Attila: In fondo, dopo Alessandro Magno ci siamo io e te! Dicevo, il giardino alla francese, di derivazione italiana, ormai è sorpassato! Troppo rigido, schematico, non lascia spazio al mistero, all’immaginazione… l’unica cosa positiva è la possibilità di infrascarsi con una bella pulzella dietro una siepe di bosso! Ma credimi, lo stesso effetto si ottiene tranquillamente anche con un rigoglioso cespuglio di malvarosa.

Napoleone: Ecco, sapevo che mi avresti capito subito. Ci vuole qualcosa di nuovo, un avvicendarsi di natura con altri elementi, che dia l’impressione di essere sempre sorprendente dietro ogni angolo! Ah, sorprendere i russi magari nascondendosi dietro la malvarosa…scusami, è che proprio non riesco a non pensarci. Comunque, cosa ne pensi? Chi sarebbe in grado di realizzare un giardino del genere?

Attila: Ti capisco, anch’io quando sono stato fermato da Leone I, alle soglie di Roma, avevo un pensiero fisso. Ma sai, come potevo rifiutare tutti quei bulbi di peonia che mi ha offerto in cambio della città eterna? Se ci ripenso… mi ha incastrato, quel Papa maledetto! Scusa, mi sono lasciato prendere dall’entusiasmo! Dicevamo del tuo giardino, me ne posso occupare io direttamente.

Napoleone: Davvero? Benissimo, benissimo. Puoi fermarti quanto vuoi, ho camere a sufficienza nel mio palazzo, sarai servito e riverito con ogni tipo di comfort. Solo, non dare a parlare a mia moglie…se inizi a raccontarle delle tue avventure, si metterà a farti la predica come fa con me. Ha una qualche sorta di sindrome secondo me. Di cosa hai bisogno per occuparti del giardino? Metterò a tua disposizione tutto ciò che posso.

Attila: Ah, le donne francesi! Mica come le unne, assetate di sangue come vampiri! Fosse stato per me sarei rimasto a coltivare il mio orticello in tranquillità. E invece mia moglie: hai visto i Visigoti, noi non siamo da meno di Quadi e Marcomanni… ed eccomi a invadere l’Europa senza neanche sapere perché! Comunque, bando alle ciance. Ho con me tutto quello che occorre. Avrei solo bisogno di un buon diserbante.

Napoleone: Perfetto, quello si procura senza troppi problemi. Io non potrò seguire i lavori da vicino perché beh, ci sono questi stupidi prussiani sempre alle costole…dovrò decidermi a liberarmi di loro, ma ti prometto che verrò almeno una volta al giorno a vedere come stanno andando i lavori.

Attila: Che noia, questi prussiani! Non gli sta mai bene nulla! Uno non è libero di conquistare l’Europa che loro stanno lì a questionare su ogni cosa. Ti assicuro che per quando te ne sarai liberato il tuo giardino all’inglese sarà pronto ad accoglierti. Piuttosto, hai predilezione per determinate essenze?

Napoleone: Mi fido del tuo intuito, mio caro, ma non scordarti i ruscelletti. Quelli sono importanti, tutti amano i ruscelletti. Il rumore dell’acqua, poi, è rilassante, non trovi? E comunque sì, i prussiani sono dei veri rompiscatole, e poi c’è questo nuovo generale che ho appena assunto, si chiama de Grouchy, insiste per incastrarli a Waterloo. Ho una brutta sensazione, tu che mi consigli?

Attila: Hai consultato lo sciamano?

Napoleone: Mi sta evitando! Ogni volta che vado da lui mi dice che ha mal di testa e non vuole parlarmi, secondo me sta nascondendo qualcosa.

Attila: Mmm, non mi convince. Anche il mio sciamano una volta ha fatto così. Gli ho tagliato la testa.

Napoleone: Ottima idea, dovrei iniziare con le minacce e fare di testa mia, come ho sempre fatto. Appena abbassi la guardia cercano di imbrogliarti, ma che sono, Giulio Cesare io? Ci provassero a fare una congiura, e gli faccio vedere di cosa sono capace.

Attila: Bravo! E poi avete la ghigliottina! L’avessi avuta io, ai miei tempi, invece di quella scomodissima scimitarra… E poi la testa la puoi sempre buttare nel ruscelletto!

Napoleone: Cosa ti dicevo dei ruscelletti? Servono sempre. Ad ogni modo, non voglio trattenerti oltre, se vuoi puoi cominciare il lavoro, io vado a cercare lo sciamano.

Attila: Bene, non vedo l’ora. La luce è ancora buona. Buon viaggio, Napoleone carissimo!

Napoleone: A presto, au revoire!

 

di Simona Carosella e Serena Venditto

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