Dedica segreta

de simone mimosaAlla sconosciuta che da cinquemila anni sostiene sul suo petto il peso delle bocche di tutti gli imperi del mondo.
A lei, quando le tolsero la corona regale e la deportarono lontano lasciandole il solo nome di Ecuba o di Isabella.
A lei, quando violarono la verginità del suo utero profetizzante la follia degli uomini come Cassandra o una qualsiasi donna del Salento perché posseduta dalle sue stesse catene.

E a lei, sempre negra e schiava come un’africana perchè bruciata dal sole dei campi dove il suo sudore ha resuscitato ogni anno il ritorno del grano.
A lei, quando le uccisero il figlio in guerra o sulla croce per soddisfare solo alla gloria del Padre.
Ancora a lei, quando fu rapita dai turchi e venne portata al Serraglio per saziare la libidine del Gran Signore.
Ugualmente a Roma o Parigi dove lo stesso luogo più civilmente era detto “bordello”.
Sempre alla stessa che, nei secoli passati tentava di guarire i suoi mali con le erbe mediche dell’incantesimo.
E allora il Santo Uffizio la bruciò viva per un milione di volte dopo averla torturata con la frattura di tutte le sue ossa.
E sempre a lei, che oggi vive a Casatori di Salerno o in un altro paese contadino, dove come bracciante agricola si leva alle cinque del mattino e si ritira alle sette di sera per il rame di una moneta bucata.
E interrogata sul perchè non si rivolge ai sindacati risponde che non può, altrimenti perde anche l’usura di quel poco metallo già così logorato.
E infine a lei che, costretta a lasciare le campagne, oggi vive a Napoli in via Petrarca o in via Manzoni.
Qui fa la cameriera guadagnando i soli cocci delle sue lunghe giornate.
Talvolta la figlia della sua signora, travestita da rivoluzionaria le dice:- Maria, puliscimi le scarpe.-
E lei ubbidisce perché l’altra non sa che da sempre e solo lei è la Madonna.
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Roberto De Simone
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