Briciole

lettoLa nostra storia nacque per caso. Un incontro fortuito, un accenno-un sorriso e tutto partì. Eravamo in gennaio, complice il freddo,  passammo pomeriggi di fuoco sotto le coperte. Quando non avevamo la lingua occupata parlavamo di tutto e di niente. Mangiavamo anche a letto e non so quanto tempo perdevi dopo a far sparire  le briciole dalle lenzuola.

Un primo accenno di crisi, lo avvertisti tu. Era di maggio. Dicevi che mi lamentavo troppo e che ti parlavo spesso di cose senza importanza. Fu un colpo per me.

Pensavo di essere interessante e che le cose che dicevo fossero intriganti, ma mi sbagliavo. Cercai di ravvivare il rapporto, mi iscrissi di nascosto ad un corso di comunicazione. Pensavo fosse questo il problema.  Volevo sbalordirti e facevo esercizi  da solo a casa mia per ore. Il mio unico scopo era diventato comunicarti la mia passione, avvolgerti con parole di fuoco, ma gradualmente, passando per la simpatia, l’empatia e l’autorevolezza. Pensavo fosse  un modo  simpatico per arrivare a te, dentro di te, nella tua mente.  Non so valutare bene, in questa prima fase, quanto ci riuscii. Ma qualche risultato lo ottenni, però il mio scopo era più elevato. Io volevo emozionarti. Volevo catturarti con le emozioni. Con parole emozionanti.

Invece,  arrivò l’estate a sconvolgere tutti i miei piani.

Era un pomeriggio di fine giugno. Avevo fatto tutto come previsto, secondo i miei calcoli ti stavo riconquistando. Mentre mi accompagnavi alla porta mi dicesti che saresti partita per le vacanze senza di me. Nel dirlo non eri né allegra né triste. Io invece sentii una fitta sotto la scapola sinistra. Feci finta di niente, secondo me parai bene il colpo. Avevo gli occhiali scuri quindi nascosi,  mentre attraversavo il vialetto di casa tua,  una lacrima che non ero riuscito a trattenere. Mi voltai un’ultima volta appena dopo il cancelletto del tuo giardino e ti vidi sulla porta, avevi l’espressione serena e gli occhi che guardavano lontano, oltre di me.

di Francesco Di Lorenzo

 

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