À la carte

wineIl signor Bourguignonne passò sotto all’insegna di Chez Maman, roteante per la sferza del maestrale. Un servitore negro prese il suo pastrano impellicciato e la lanterna. Maman gli si fece incontro con il suo naso grosso, schiacciato e tutto irrorato di capillari rubizzi.

«Bonsoir, Bourguignonne. Oggi c’è un vero tempaccio da lupi. Posso portarvi un bicchiere caldo di quello buono, con una bella spruzzata di cannella?»

«No, no, portatemi subito la carta, ché ho premura… Anzi è meglio che faccia tutto da me, ché altrimenti ci impiegate la notte intera».

Bourguignonne portò il suo voluminoso pancione fino alle scalette che davano giù alle cantine. Una puzza di umidità e di muffa assalì le narici dell’elefantiaco avventore che si coprì il volto con un polsino della giubba. Un lungo corridoio costellato ai lati da botti di rovere: alcune enormi, altre mezzane, infine quelle più piccine. L’uomo pingue si avvicinò a una parete e indicò uno dei cilindri più grossi: «Oh, un rosso dell’80’, senta che bouquet».

Maman stappò un turacciolo dal coperchio della botte. Il suono fu quasi un gemito. Bourguignonne infilò il dito grassoccio nel recipiente, lo ritrasse, l’annusò soprappensiero, lo leccò: «Troppo fruttato».

Si avvicinò ad un catino più piccino, lo stappò e lo saggiò: «Un bianco? Poco amabile».

E poi ancora un barile di ciliegio: «Mmm questo è nordico… La trasparenza non mi appaga».

Avanzò ancora e puntò in alto: «E questo sarebbe il suo toscano, bruno e fino? Ha un retrogusto pastoso, lacrimevole e poi che pianti!».

Passò alla fila opposta: «Vediamo qualcosa di francese… No, l’odore è poco intenso».

Indicò un fusto metallico: «E qua che roba è? Champagne? Queste grane sono più evanescenti di una gazzosa».

Ritornò alla fila precedente: «Vediamo un bel Bruscone» saggiò e poi «certo grande e grosso ma che persistente fetore. E questo nella damigiana? Un greco, buono sì, ma non abbastanza robusto. Ad una certa età si vuole qualcosa di forte…»

Il signor Bouguignonne si avvicinò ad una fila di barilotti assiepati in fondo allo stanzone. «Come dice? Californiani, un bel colore rosso rubino ed un aroma floreale di giaggioli. Sì ma poco morbidi al palato. Anche il gusto vuole la sua parte…»

Una grossa ampolla isolata colpì l’occhio incupidito e stanco del vecchio Bourguignonne. Vi si avvicinò a passi felpati, quasi ascoltando l’assonnato gorgogliare, come di mosto che fermenta. Stappò il recipiente con delicatezza, infilò l’indice a mo’ di salsicciotto e ne annusò l’afrore: sandalo e cumino. Assaggiò le sfumature amabili e il retrogusto al bergamotto.

Ad un suo cenno, Maman spalancò il coperchio, infilò il mezzo marinaio nell’anello del collare d’acciaio ed estrasse il ragazzino orientale che si stropicciava gli occhietti dal taglio sfuggente, ancora ignaro di tutta la sete che impastava la bocca del signor Bourguignonne.

30/04/08

Giancarlo Marino

Autore di “Ragazzi straordinari” edito da homo scrivens

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